Postato in data 25 Novembre 2018 Da In Eventi

GIANFRANCO IANNUZZO UNO E DUE

L’attore girgentino ne Il berretto a sonagli pirandelliano

Confessiamolo: ci incuriosiva osservare Iannuzzo in un’altra veste. L’abbiamo sempre ammirato come attore comico: è travolgente, brillante, maestro nell’arte di far ridere. Adesso invece interpreta il difficile e drammatico ruolo di “Ciampa”, lo scrivano reso famoso da Pirandello nella sua pièce teatrale Il berretto a sonagli.

L’opera fu scritta ai primi del secolo inizialmente in chiave comica (A birritta cu ‘i ciancianedda) e fu uno dei successi del grande Angelo Musco. In seguito Pirandello decise di rimaneggiare la commedia e la trasformò in un’opera grottesca, amara e drammatica che, a dire la verità, lasciò all’inizio un po’ freddi sia spettatori che critica. Non solo, segnò anche una rottura tra Musco e Pirandello. Poi la commedia cominciò ad essere compresa, ad avere successo, fino ad essere considerata una delle migliori dell’autore siciliano.

La vicenda è arcinota: donna Beatrice, una ricca signora borghese, è al corrente che il marito la tradisce con Nina, moglie dello scrivano-ragioniere Ciampa. Tutto il paese ne parla. La donna è decisa a fare uno scandalo e fa arrestare i due fedifraghi. I suoi parenti le manifestano grande riprovazione, asserendo che lo scandalo investirà tutta la famiglia. Ma il commissario assicura che i due sono stati trovati in innocente conversazione; niente di compromettente. Torneranno a casa subito, scagionati dalle accuse. Sembrerebbe tutto a posto.

A questo punto esplode il dramma di Ciampa, che, pur conoscendo la tresca, aveva fatto finta di niente, per il quieto vivere. Dichiara che lui è quello che avrà più da perdere da questo scandalo: anche se la cosa sarà insabbiata, tutti in paese sanno che in realtà lui è “cornuto”. “Come va, Ciampa?” “Beee..”: questo è il tormentone che punteggia il suo monologo.

Egli non ha adesso altra chance che quella di ammazzare i due adulteri, a meno che … a meno che donna Beatrice non sia dichiarata pazza. Pazza da legare. Solo così la cosa potrà veramente essere messa a tacere! E, col plauso dei parenti entusiasti dell’idea, donna Beatrice si abbandona ad espressioni di pazzia furiosa (un po’ vera, un po’ simulata), sulle quali cala la tela.

Opera graffiante per l’epoca e attuale anche oggi, in cui l’ipocrisia governa sovrana. E’ una parte difficile. Un Ciampa da brivido, meravigliosamente ambiguo, quasi “gesuitico”, fu Salvo Randone. La sua interpretazione toccava punte di drammaticità sorprendente ma rimaneva misurata ed algida, di grande effetto. Un altro attore siciliano si cimenta adesso in questo ruolo: il testimone passa da Randone a Iannuzzo … Da un Ciampa “gesuitico” ad un Ciampa irruente, sanguigno, che, nonostante debba salvaguardare il tranquillo tran-tran con la propria acquiescenza, riesce ad essere “innocentemente ipocrita”, così come donna Beatrice risulta “ipocritamente sincera” e dietro le sue ragioni si intravvede una donna frigida e vendicativa. L’effetto è volutamente paradossale, in puro stile pirandelliano.

Incredibilmente, Iannuzzo, nel crescendo finale, nel suo dramma da “borghese piccolo piccolo”, riesce a dare dignità a tutto ciò. Lo stesso Pirandello lo approverebbe. Matrice comune girgentina? Forse. Ma anche e soprattutto estrema sensibilità di un attore messa al servizio dell’autore: Iannuzzo riesce a raggiungere l’acme del paradosso, del grottesco, facendo apparire l’ipocrisia del suo personaggio come un atto coraggioso e utile, e la ribellione di donna Beatrice come qualcosa non solo di inutile, ma anche di nocivo e addirittura catastrofico. Per rimediare c’è solo la molla salvifica della pazzia. “Elogio della follia”, per citare Erasmo da Rotterdam, potrebbe essere il sottotitolo di quest’opera caleidoscopica e affascinante, dove i valori sono così ben ribaltati da diventare disvalori.

Un plauso anche al regista, Francesco Bellomo, il quale ha riportato alcune scene alla loro antica veste comica. “Mica salis”, molto efficace. Irresistibile l’attrice Anna Malvica, nel ruolo dell’anziana signora Augusta, vera Madre Nobile da commedia dell’Arte, e il pirotecnico Commissario Spanò (l’attore Franco Mirabella), che hanno offerto momenti di genuino divertimento, rendendo ancora più incisiva l’escalation verso il dramma finale.

Tutti bravi attori, che si sono valorizzati a vicenda e hanno lavorato coralmente per l’ottima riuscita del lavoro.
Come se avesse utilizzato una maschera greca e l’avesse rovesciata (dal riso al pianto), come se avesse semplicemente accordato in altra tonalità il suo registro interpretativo, Iannuzzo è rimasto sé stesso, semplicemente modificando ad arte, aggiungendo sfumature, regolando i toni. Ha mostrato, interpretando un ruolo drammatico, la stessa naturalezza che usa per la commedia, seguendo istintivamente le regole della “lans satura” di Plauto e soprattutto il suo innato senso dello spettacolo. Rovesciare la maschera dal riso al pianto funziona solo se dietro la maschera c’è un grande attore, ricordiamolo. E Iannuzzo è unico, anzi è uno. Il suo modo di recitare è suo e di nessuno. E ad applaudirlo sono certo più di centomila.

Chet Cavalieri

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