Dopo la tragedia di Ischia, con il paese di Casamicciola Terme travolto da una frana di grande estensione che ha provocato distruzione e morte in un territorio fragile che fa i conti con un abusivismo scellerato e dilagante, imperversa la polemica sul cosiddetto condono del settembre 2018 varato per l’isola di Ischia dal governo giallo verde dell’allora premier Conte registrandosi in queste ore uno sciacallaggio politico e mediatico con pochi precedenti.
Dalla immane colata di fango e detriti partiti dal monte Epomeo che si è abbattuta su Casamicciola si è passati allo scontro politico, ai soliti sciacalli pronti ad attivare la macchina del fango nei confronti dell’ex premier Conte. Al cinismo dell’Innominabile toscano con i suoi attacchi scomposti fa eco la perfidia del “pariolino” di Azione che travisando volutamente l’articolo 25 del decreto Genova del 2018 muove anche lui accuse pesantissime all’attuale presidente del Movimento 5 Stelle, reo di avere favorito l’abusivismo edilizio nell’intera isola di Ischia e colpevole della recente tragedia. Una accusa infamante e del tutto infondata amplificata dalla maggior parte dei media che condanna senza se e senza ma il cosiddetto avvocato del popolo.
L’articolo 25 del decreto Genova del 2018 ha solo introdotto una corsia preferenziale per l’esame delle domande di sanatoria delle case danneggiate o distrutte dal sisma del 2017 sulla base dei parametri dei condoni di Craxi Nicolazzi del 1985 e del 1994 e del 2003 dei governi Berlusconi conformi alle normative del vincolo idrogeologico e paesaggistico, un particolare di sicuro non trascurabile perchè se la prima e la seconda sanatoria impedivano di condonare solo gli immobili realizzati ex novo in zone a vincolo di inedificabilità assoluta la norma del 2003 bloccava il condono anche per le case abusive edificate in zone soggette a vincolo di inedificabilità relativa e con vincoli più stringenti relativamente alle volumetrie condonabili.
Questa non è politica ma sciacallaggio infatti nessun condono era stato fatto ma era solo una procedura di semplificazione cercando di sbloccare una situazione grave perdurante anche da trent’anni e lo Stato era tenuto a velocizzare le risposte in un tempo massimo di sei mesi nel rispetto sempre dei vincoli esistenti. Il vero probblema italiano è di avere un territorio fragile che con i disboscamenti, gli incendi in vaste aree boschive del Paese, il dissesto idrogeologico legato alla mano dell’uomo, i cambiamenti climatici, e la gestione clientelare a livello locale oltre a leggi di sanatoria hanno fatto si che aumentassero i rischi idrogeologici in tutto il territorio nazionale.
Così ecco le frane, gli smottamenti, la distruzione di abitazioni con perdite di vite umane e con un impegno finanziario non indifferente. Fino a quando la politica non prenderà coscienza delle emergenze che affliggono interi territori e si limiterà ai soliti discorsi di circostanza magari utilizzando una nuova calamità per continuare a fare sciacallaggio e a mettere in opera la macchina del fango mediatico sarà vero che per l’umana gente italica non ci sarà più speranza.
Dott, Paolo Caruso