riflessioni

Postato in data 13 Settembre 2016 Da In Società

RIFLESSIONI DI UNA MENTE BACATA IN VACANZA AL BAR

Non sono andata in vacanza. Nemmeno quest’anno.Ma ho indossato l’abbigliamento tipico del vacanziero, per sentirmi almeno un po’ parte della felice brigata. Sandali, abiti scollati comodi e trasparenti, atteggiamento spaparanzato.

E seduta ai tavolini del bar, sotto un sole cocente, sorseggiavo caffè on the rock con aggiunta di latte di mandorla. Così da ricreare un piccolo ritaglio dei tropici della mia fantasia. Quelli in cui mi trasferirò quando il coraggio avrà preso il posto della lucidità.

Sono lucida come non mai, infatti. E mi prende il sospetto che questo momento di assoluta chiarezza della vita e delle cose della vita sia un risvolto di medaglia, l’altra faccia di una mente bacata.

Un po’ come capita con i pazzi, con gli schizofrenici, che nei loro assurdi deliri spesso affermano delle grandi verità ed è come se avessero ragione loro, come se solo loro avessero capito tutto, come se una luce, improvvisamente, svelasse loro il vero senso della vita.

E così, seduta al tavolino, mi ritrovo ancora una volta immersa nel mio sport preferito, il people watching.

Lo faccio da sempre. E la mia formazione militar-lombrosa in questi momenti viene fuori più forte che mai.

Guardo i passanti, studio gli atteggiamenti, valuto la loro camminata, lo sguardo, le spalle, i vestiti che indossano, ascolto le loro chiacchiere, spio gambe, seni, culi e nasi. E li catalogo per tipi, nel mio immaginario archivio mentale di umanità.

Sono feroce. Cattivissima. “Ho una parola buona per tutti” – come si dice…

C’è il ciccione unto e sudato che cammina con le gambe larghe e più che deambulare sembra altalenare a destra e a sinistra cercando di mantenere l’equilibrio.

C’è la salutista super slim e forse un po’ anoressica, che si muove rapidissima come un insetto: gambe di merlo secche secche, leggings e canotta e coda di cavallo.

C’è la signora di campagna, con l’abito camicia che è tutto un fiore, chiuso sul davanti ma che lascia intravvedere sottovesti preistoriche. Con golfino e scarpe chiuse anche se è agosto e ci sono 35 gradi.

C’è la madama in vacanza, con i capelli in ordine ma fintamente arruffati che si capisca bene che questa notte ha folleggiato. Con tanto di pantaloni aderenti, tacchi alti e gioielli abbinati alla borsa.

E poi ci sono i tipi da coppia. Quelli che esistono solo se c’è il partner. Si vestono uguali, hanno lo stesso sguardo, lo stesso tono di voce. E sono ridicoli allo stesso modo.

Spesso sono stranieri. Dal Belgio, dalla Germania, dall’Olanda. Arrivano in questa terra calda e indossano il costume di Indiana Jones, con cappelli coloniali, sahariane, pantaloncini color kaki e sandali da trekking.

Chissà cosa pensano di esplorare. Chissà quale cultura vorranno scalare con le loro scarpette marroncine.

Ci sono i fricchettoni, con pantaloni colorati, maglie di cotone comode, capelli lunghi e facce soddisfatte. Anche loro credono di aver capito tutto.

Ci sono le donne-moglie, che anche solo per fare un passo o girare lo sguardo attendono l’autorizzazione del maschio-marito.

Lei, in genere, ha la gonna al ginocchio, discreta, mediocre. Una camicetta casta casta, scarpe da suora laica e il lusso di un’acconciatura fatta dalla parrucchiera. Che però ha sbagliato qualcosa, perché il risultato è una nuance grigio-violetta e il diametro dei bigodini è troppo grosso.

Lui invece è una specie di gallinaccio, con camicia magari rosa e mocassini da passeggio. Ha ancora lo stesso borsello del 1982 dove tiene le chiavi della fedele automobile: un’Alfa, normalmente. O la Punto.

C’è l’intrallazzone, così grasso che il mento e la pancia sono un unico pezzo e sotto la cintura dei pantaloni nasconde a stento un’altra pancia ancora più molle. Birilli viventi che raccontano con l’affanno degli asmatici dei loro milioni volati in tasse, donne e ristoranti.

C’è l’operaio, che anche se è in vacanza ha la faccia incazzata, le spalle pelose e mangia con la testa nel piatto. Non si rilassa nemmeno a tavola.

C’è il tipo ‘Geppetto’, magro, segaligno, scattante, che lavora, lavora, lavora e non è capace di cogliere e assaporare il carpe diem.

C’è l’adulta forever young, spettinata e con i jeans e gli stivaletti, perché ha le stesse turbe di quando aveva tredici anni e qualche ruga in meno. Beve vino in leggerezza e preferisce frequentare tipi bohemien.

C’è la tipa diretta, che non si tiene niente per sé, che dice tutto quello che pensa, con sicurezza e presunzione. Forse troppa presunzione. Anzi, ora che ci penso, quelle guance scavate, quei denti giallastri, forse è un’ex tossica, di quelle degli anni ’80, spavalda e maschia.

Chissà cosa fanno tutti loro nel quotidiano, che lavori fanno o non fanno. Se pensano e a cosa pensano. Se hanno capito che moriranno anche loro. Che moriremo tutti. E che è inutile affannarci in vite ridicole e prive di umanità.

E tralascio di pensare a imprenditori-squali, politici di ogni classe e genere, terroristi e megalomani e gente cattiva.

Mi capita così, all’improvviso, di incrociare lo sguardo di uno di questi esemplari di umani, e di sentirmi risucchiata nella sua vita, nella sua casa. So che odore ha, che sapone usa, cosa mangia, cosa guarderà la sera alla tivvù.

L’estate sta finendo. Per chi in vacanza c’è andato e per chi è rimasta al bar. Progetti da iniziare, vite da organizzare, idee da valutare.

Penso che un buon analista sarebbe un bel gesto da parte del welfare: ne avremmo bisogno tutti.

Lucia Campisi

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