valigia

Postato in data 13 Settembre 2016 Da In Fatti

LA VALIGIA

Giacomo viveva a casa del figlio Giovanni già da quattro anni. La famiglia era composta, oltre che da Giovanni, anche dalla moglie Lisa e dal nipote di nove anni che portava lo stesso nome del nonno.

Dopo essere rimasto vedovo, l’uomo era vissuto da solo per diversi anni, ma in seguito gli acciacchi dell’età erano diventati così frequenti che aveva bisogno di continua assistenza.

Giovanni non poteva andare a trovarlo spesso a causa dei suoi impegni di lavoro e ciò gli procurava un senso di rimorso nei confronti del padre, pensando soprattutto a tutti i sacrifici che aveva fatto per portarlo alla laurea che gli aveva permesso di ottenere un’occupazione di un certo prestigio.

Si sentiva in debito nei suoi confronti e voleva in qualche modo accompagnare la sua vecchiaia con l’affetto proprio di un figlio riconoscente e devoto.

Così aveva convinto la moglie a ospitarlo in casa loro, dato che l’appartamento era molto spazioso e poteva garantire a tutti una certa comodità.

Ogni giorno una badante si recava a casa per occuparsi di Giacomo, preparargli da mangiare e assisterlo nella cura della sua salute e nella pulizia della sua camera.

Mentre Lisa tollerava forzatamente la presenza del suocero in casa propria, al contrario il piccolo Giacomo nutriva nei confronti del nonno una vera e propria adorazione, specie perché il vecchio esaudiva tutti i suoi desideri e, dopo avergli aperto in banca un libretto di risparmi, ogni settimana gli donava una piccola somma di denaro con la sola condizione che la mettesse da parte per quando gli sarebbe servita in occasione di spese importanti.

Con il passare del tempo e la perdita dell’autonomia dell’anziano, fra i due coniugi cominciarono a sorgere continui litigi in quanto Lisa premeva affinché fosse sistemato in una dimora idonea dove avrebbe ricevuto tutta l’assistenza necessaria liberandoli da un’incombenza che si faceva davvero pesante.

Dopo qualche resistenza, anche Giovanni si persuase che fosse la soluzione migliore e scelse per il padre una struttura molto elegante e accogliente, immersa nel verde, nella quale avrebbe potuto trascorrere comodamente e con serenità gli ultimi anni della sua vita.

Conoscendo il legame forte che si era istaurato fra nonno e nipote, preparò il figlio all’imminente separazione e lo condusse a visitare la dimora e a fargli vedere tutti i comfort di cui era dotata, affermando che lì il nonno sarebbe stato felice e avrebbe vissuto bene, anche perché loro sarebbero andati a trovarlo molto spesso.

Quando il piccolo tornò a casa, raccontò tutto al vecchio che lo ascoltò in attento silenzio mentre elencava dettagliatamente tutte le cose belle che aveva notato nella sua nuova “casa” e alla fine l’uomo, senza fare alcun commento, aggiunse solo che voleva portare con sé tutti gli oggetti legati ai suoi ricordi.

Desiderava però metterli non in un trolley, ma in una vera e propria valigia.

– Ma nonno – insorse il nipotino – il trolley ha le rotelle. È più comodo da trasportare.

– Certo – rispose l’anziano – Ma io sono un uomo all’antica, voglio sentire tutto il peso del mio passato. E posso farlo solo con una valigia.

– Ci penso io! – dichiarò il piccolo Giacomo – Te la regalo io. I soldi ce li ho e tu mi hai autorizzato a usarli per le spese importanti. Questa della valigia lo è!

Giacomo sorrise e lo abbracciò con tenerezza.

Dopo aver girato per tutta la città alla ricerca di una valigia “vecchio stampo” introvabile, in un tradizionale negozio ben assortito, Giovanni, in compagnia del figliolo, riuscì a reperire quello che cercavano.

Giacomino pagò contento il prezzo della valigia e, ancora più contento, al rientro a casa, la mostrò al vecchio che lo ringraziò con il solito abbraccio, invitandolo ad aiutarlo a riporre in essa tutti i suoi oggetti più cari, tra cui diversi album di vecchie foto, la sua macchina fotografica, l’orologio che gli aveva regalato la moglie e la sua collezione di monete antiche.

Arrivò il giorno del trasferimento e il piccolo, assieme al padre, volle accompagnare il nonno nella sua nuova abitazione.

La stanza era veramente ben arredata, piena di luce e con una grande finestra che si affacciava in un giardino ben curato e pieno di fiori.

Giovanni aiutò il padre a sistemare la sua roba svuotando il borsone e la valigia dove erano stati riposti gli indumenti e gli amati oggetti.

– Nonno – disse a un tratto il ragazzino – Ti dispiace se riporto la valigia con me per conservarla e usarla quando porterò qui il mio papà a trascorrere felicemente la sua vecchiaia, così come farai tu? Tanto a te non serve più.

Un gelo improvviso calò nella stanza e padre e figlio si guardarono profondamente turbati.

Dopo qualche minuto di silenzio, l’anziano ritrovò il fiato per rispondergli.

– Come preferisci. Tutto quello che è mio, è anche tuo. Fanne ciò che vuoi.

Più tardi Giovanni e il figlioletto salutarono Giacomo e si avviarono lungo il viale per raggiungere la macchina.

Il piccolo portava la valigia vuota divenuta leggera come una piuma ed era contento per il fatto che il nonno si era sistemato in un luogo così bello, ma non capiva perché il padre se ne stava corrucciato e pensieroso senza dire una sola parola.

Tuttavia rispettò il suo silenzio perché di certo era molto dispiaciuto per la separazione dal suo amato genitore.

Si rattristò pensando a quanto anche lui avrebbe sentito la sua mancanza. Però se tutti dicevano che in quel posto sarebbe stato meglio, doveva per forza essere così. Un sacrificio valeva bene la felicità del nonno.

Ma presto sarebbe tornato a trovarlo, il suo caro nonnino. Ai suoi abbracci non avrebbe rinunciato mai.

Angela Di Salvo

Etichette:

Relativo a