È bello avere la possibilità di viaggiare e conoscere luoghi, persone, usi e costumi; un’opportunità che ti può essere offerta anche da un’attività come il Concertismo.
Spesso in tournee non si ha sempre il tempo di fare il turista , però si ha modo di conoscere le gente e le abitudini del posto, attraverso le prove, il concerto e poi un altro concerto, e così via.
Interessante è il tipologia di pubblico che cambia da paese a paese. A volte è piuttosto freddo come in Inghilterra e altre volte molto caloroso come in Argentina .
Ci sono pubblici che amano i programmi impegnativi e lunghi come in Germania e Austria, e altri che preferiscono quelli più leggeri e brevi come negli Stati Uniti. Molto attenti in Giappone, un po’ rumorosi in Spagna e a volte anche in Italia.
Poi all’interno della stessa nazione il pubblico cambia anche in base al livello di società per cui ci si esibisce: quindi può essere esigente come quello di certi istituzioni riconosciute in maniera internazionale come i Teatri , dove a volte c’è un certo sfoggio ed esibizionismo, e dove magari in un concerto di lirica qualcuno ascolta il tenore aspettando per come esegue un determinato passaggio e paragonarlo a Pavarotti, rischiando così di non farsi trasportare dalla musica.
Così come in altri posti meno famosi si può incontrare un pubblico che apre il proprio il cuore percependo ciò che l’artista ha comunicato emotivamente.
Ci sono persone infine che si fanno condizionare dal costo dei biglietti, così se hanno pagato molto pensano che il concerto è di altissimo livello già prima di ascoltarlo e viceversa se hanno speso poco ritengono che è di basso livello anche se gli artisti sono bravissimi.
Insomma! Il pubblico è sicuramente poco omogeneo e questa diversità dipende da vari fattori.
Mi hanno recentemente chiesto quale pubblico mi ha colpito di più nella mia carriera di pianista.
Tra i miei tanti concerti tenuti in vari paesi del mondo non potrò mai dimenticare quello che ho fatto diversi anni fa a Milano in un centro di accoglienza per persone senza un tetto.
La sala piena di persone vestite umilmente, non come nei teatri e nelle sale importanti. I loro visi erano visibilmente provati, gli occhi erano stanchi ma ricchi di sentimento e di calore e, comunicavano un gran desiderio di nutrirsi di arte.
Questo particolare pubblico ha ascoltato tutto il concerto in religioso silenzio, e quando mi alzavo per ringraziare durante gli applausi i loro occhi erano umidi e grati.
Seguivano con una rara attenzione lasciandosi trasportare dalla musica senza pregiudizi di nessun tipo, nutrendo così i loro animi sofferenti con una pausa musicale in cui potevano non pensare alla loro difficile realtà e vivere un momento di sollievo.
Alla fine del concerto sono venuti da me commossi dicendo : “…grazie per averci fatto trascorrere una splendida ora in cui siamo stati trasportati in una dimensione meravigliosa che a volte solo l’arte può creare…. grazie per questi magici momenti in cui non abbiamo pensato ai nostri problemi “.
Profondamente toccata da tutto questo sono tornata in albergo più ricca spiritualmente, come poche volte mi è successo.
Non dimenticherò mai questa esperienza, tra le più formative dal punto di vista umano, grazie alla quale tanti aspetti prima da me considerati importanti sono stati molto ridimensionati .
Quel pubblico mi ha insegnato molto, e mi ha fatto guardare la realtà con occhi diversi, donando al mio cuore un calore che porterò sempre con me.
Questa esperienza ha confermato quello in cui ho sempre creduto : lo scopo più importante della musica è quello di donare un sorriso, un’emozione positiva e un momento di calore agli animi degli ascoltatori avvolgendoli con un abbraccio fatto di suoni, melodie e silenzi.
Diana Laura Nocchiero