Ai fini dello studio di un futuro possibile sviluppo economico e sociale della nostra comunità è fondamentale l’esame delle circostanze per le quali si sono determinate nel passato le condizioni per l’affermazione del c.d. “Modello Ibleo”.
La conoscenza delle cause è, infatti, indispensabile per poter riannodare le fila di ciò che evidentemente si è interrotto dopo sei anni di crisi e tre in cui il Pil del nostro Paese ha avuto un segno negativo.
E’ altresì importante per comprendere come in una realtà come quella meridionale e siciliana in particolare si sia potuto, nonostante il contesto ambientale ed infrastrutturale non favorevole, realizzare uno sviluppo economico che è divenuto addirittura un modello.
Importante, inoltre, per cercare di recuperare la virtuosità del sistema e riportarlo ai livelli di competitività e sviluppo precedenti.
Ma altrettanto importante è cercare di individuare le condizioni perché‚ possa realizzarsi la continuità dell’affermazione del modello che ha visto protagonista il nostro territorio.
In tale prospettiva e per limitarci all’esame di quello che può essere il tentativo di dare nuovo vigore alla nostra economia credo che i settori in cui impegnare le energie economiche, finanziarie e lavorative debbano essere individuati nella valorizzazione del territorio e nello sviluppo di settori innovativi.
Valorizzazione del territorio vuole dire investire nel turismo, che può e deve diventare una risorsa economica stabile quale esito e naturale conseguenza di una promozione programmata del territorio e non, invece, subordinato a flussi episodici dipendenti da circostanze particolari od eccezionali.
Solo così il turismo può assicurare lavoro ed occupazione stabili ed economicamente affidabili oltre che essere un’attività compatibile con la salute ed una migliore qualità della vita.
Perché‚ ciò possa realizzarsi è, tuttavia, necessario non solo un investimento in risorse materiali, finanziarie ed economiche ma anche e non meno in risorse culturali.
Ciò implica l’assunzione di una sensibilità diffusa orientata alla tutela del territorio, bene primario che è alla base di tale attività, ed alla cultura dell’accoglienza.
Cultura dell’accoglienza da intendere non come generica predisposizione all’ospitalità che è già nel patrimonio educativo e relazionale, individuale e collettivo, della nostra gente ma come efficiente pianificazione per dare valida assistenza al turista nonché‚ per realizzare adeguate reti di trasporto con itinerari suggeriti per agevolarne la permanenza e rendere fruibile il territorio. E’ in tale contesto che va collocata ed interpretata la valorizzazione del nostro patrimonio culturale ed ambientale.
Così come è necessario che le varie città facciano sistema e che quindi le comunità che compongono ed hanno fatto la storia di questo territorio collaborino senza rivalità alcuna. Viene coinvolta in tal modo, assieme a quella degli operatori privati, la responsabilità primaria delle amministrazioni locali per l’elaborazione e la messa in atto di strategie di cooperazione per l’adozione e lo sviluppo di una politica comune del turismo.
In questi anni l’edilizia privata ed il suo indotto hanno costituito uno dei settori trainanti dello sviluppo. Non credo tuttavia che potrà ancora essere così poiché il mercato per nuovi prodotti si è notevolmente ridotto.
Si rende, pertanto, necessaria una riconversione industriale e produttiva che nell’ambito dell’edilizia promuova e persegua prioritariamente la realizzazione di infrastrutture ed il recupero dei centri storici.
Altri interventi ed opere, purché‚ compatibili con la salvaguardia del territorio, potranno essere effettuati al fine di sostenere lo sviluppo turistico.
In un quadro caratterizzato da segnali o quantomeno da aspettative di cambiamento del ciclo la ripresa economica del nostro territorio potrà, altresì, avviarsi se sostenuta da una maggiore propensione ad investire in settori innovativi e se accompagnata dalla necessaria versatilità dei singoli ad impegnarsi in tale ambito.
In tale prospettiva un ruolo fondamentale dovrà essere svolto dagli Istituti di Credito che hanno il compito, oserei dire la missione, di valutare la validità dei progetti e finanziare e sostenere quelli più idonei. Occorre, quindi, che anche le banche assumano una prospettiva innovativa nel guardare e sostenere l’economia.
Va naturalmente sostenuta l’agricoltura. Dico naturalmente non in quanto ciò debba essere considerato ovvio ma poiché‚ la nostra, in tutti i suoi settori, è una agricoltura di qualità che va tutelata.
Con riguardo ai settori innovativi l’agricoltura di qualità ed i prodotti biologici costituiscono uno degli ambiti di maggior sviluppo della produzione e delle esportazioni del nostro paese.
Così come in edilizia la normativa sulla classe energetica degli edifici e la necessità oltre che la convenienza del risparmio energetico, compreso quello che può ottenersi dalla riqualificazione degli edifici esistenti, possono dare nuovo impulso alle competenze e rendere più competitive le imprese che si specializzano in tale ambito anche in luoghi e mercati lontani dal nostro territorio.
Agricoltura ed edilizia sono due settori in cui le nostre imprese possono cimentarsi ed impegnarsi con successo ad accogliere il nuovo. Va poi per ultimo, ma non perché ultimo, richiamato il ruolo che in tali vicende deve avere il convitato di pietra: lo Stato.
Adotterà finalmente una politica meridionalistica idonea che, senza indulgere nell’errore di erogare finanziamenti senza esercitare i controlli necessari per verificare se impiegati per le finalità per cui furono richiesti e concessi, tenga conto che lo sviluppo del meridione non è soltanto un’esigenza di carattere etico ma anche e parimenti di carattere economico poiché‚ necessario allo sviluppo di tutto il paese?
Ciò coinvolge il problema dell’impegno nella lotta alla criminalità e nella questione morale che costituiscono i punti nodali della intera questione e del nostro futuro anche in relazione a quella che è e rappresenta la politica nella nostra regione.
Cerchiamo di far sì che nasca e si affermi la necessaria consapevolezza perché‚ si possa sviluppare il bene comune.
Francesco Caruso