Ancora una volta si assiste e per l’ennesima volta si rimane sconcertati dinanzi alle minacce e a tanta violenza perpetrata ai danni dei medici e del personale sia nelle strutture di continuità assistenziale sia oggi in maniera più frequente all’interno degli ospedali. Una spirale di violenza davvero preoccupante, una conflittualità ingiustificata e del tutto gratuita che sempre più compromette il rapporto medico paziente condizionandone il rapporto fiduciario in maniera irreversibile. In questa società non esiste più il buon senso e il rispetto per il prossimo, ma l’individualismo, l’arroganza, l’ignoranza e il deserto morale che producono solo odio e violenza. L’ultimo avvenimento accaduto a Palermo nel reparto ospedaliero di Endocrinologia oncologica ai danni del Primario ha sfiorato la tragedia. Solo per pochi centimetri infatti non è stata recisa la carotide, mentre le altre ferite riportate alla testa hanno richiesto un intervento in sala operatoria di circa tre ore. Questo episodio purtroppo allunga ulteriormente l’elenco delle violenze a danno degli operatori sanitari, in primis i medici, interessando in egual misura le diverse aree geografiche del Paese, portando ancora una volta alla ribalta quanto precarie e difficili siano le condizioni di lavoro di questi professionisti costretti ad operare in condizioni di disagio professionale e umano. Così di fronte alle ruberie, agli insulti, alle minacce e alle aggressioni più o meno violente nei confronti dei medici e del personale sanitario, ci si chiede per l’ennesima volta quale provvedimenti concreti e celeri le Istituzioni intendano adottare per prevenire tutto ciò e tutelare in miglior modo l’incolumità degli operatori. Bisogna che questi lavoratori di eccellenza possano operare serenamente nell’espletamento delle loro funzioni di per se tanto utili quanto delicate, in quanto anche questo rientra a pieno titolo nella tutela e dignità degli stessi lavoratori. Questa atmosfera pesante che grava sul mondo sanitario tende a logorare psicologicamente l’azione dei medici e degli infermieri che di per se sono sottoposti a turni stressanti e costretti ad operare in condizioni di difficoltà, conseguenza di una politica sanitaria scellerata concentrata a logiche di potere piuttosto che agli interessi degli addetti e alla qualità dei servizi offerti agli utenti. Il passaggio da “Eroi” a “Martiri” è stato breve e occorre un deciso cambio di passo contro ogni violenza perpetrata nei confronti dei “Camici bianchi”, infatti quella breve parentesi aurea del periodo covid che sembrava aver fortemente rinsaldato il rapporto tra cittadini e operatori sanitari è desolatamente deflagrata sotto il susseguirsi di vili aggressioni e di una mala gestione politica della sanità che ha lasciato i lavoratori, l’anello più debole del sistema, alla mercè di quanti ritenendo preclusi i propri diritti sfogano su di essi la propria rabbia e il proprio disagio sociale.
Dott. Paolo Caruso