Oggi 3 maggio 2025 ricorrono trentadue anni da quel 3 maggio 1993, anno in cui è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la giornata mondiale della libera informazione. Una giornata celebrativa nella quale vengono enunciati i principi fondamentali della libertà di stampa e reso omaggio a tutti quei giornalisti che hanno sacrificato la vita nell’esercizio della loro professione in Paesi dove è soffocata la libertà di informazione, in territori di guerra, in presenza di calamità naturali. In tutto il mondo molti giornalisti e operatori continuano a denunciare il clima di ingiustizia presente nei loro Paesi senza curarsi delle intimidazioni e spesso anche delle violenze a cui sono sottoposti. Proprio nel momento in cui si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, giornalisti e foto operatori coraggiosi sono impegnati su vari fronti di guerra, ucraino e palestinese, ma anche in altri focolai del mondo, per tenerci informati senza lasciarci travolgere dall’effetto propaganda. A rischio della vita con i loro servizi gli inviati dei media accendono i riflettori sulle violazioni dei diritti umani e ci raccontano storie di massacri che mai sarebbero venuti alla ribalta della cronaca. Ci parlano del genocidio dei palestinesi, dei tanti bambini e donne vittime della disumanità israeliana, della crudeltà di Netanyahu. Alle parole e alle immagini purtroppo non seguono segnali forti da parte della politica internazionale e la stessa Europa ha perso da tempo la sua autorevolezza. L’informazione libera rappresenta l’anima vitale del pensiero democratico di una nazione, la spinta propulsiva della crescita civile di un popolo, che spesso come accade in alcuni Paesi tra cui l’Italia, oggi ancor più del passato, viene distorta a pura disinformazione e sottomessa con una volontà intimidatoria e repressiva a logiche di Potere. Nei confronti di giornalisti e intellettuali, in Italia in particolare, si va sempre più affermando la cosiddetta “Querela temeraria”, l’attacco alla libertà d’espressione, una novità strisciante che porta in tribunale i liberi pensatori, le migliori e illuminate intellighenzie della Nazione. Dietro il mondo dell’informazione tra l’altro si annidano i poteri forti, le lobby a tutela dei propri esclusivi interessi, basta risalire ai gruppi editoriali e alle proprietà dei giornali in pieno conflitto di interessi. Una corretta e obiettiva informazione, libera da censure in antitesi con quella attuale, nel nostro Paese rappresenterebbe una lusinghiera premessa per una democrazia matura. Cosa che non si vede assolutamente con questa destra di governo. Si comprende allora quanto grave sia la volontà dell’attuale Premier nel creare un vero e proprio asservimento dei media al potere, imbavagliando le voci che assumono posizioni di aperto dissenso. Anche la RAI lottizzata da tempo remoto dai partiti si avvia ad un cambiamento epocale, infatti è diventata la cassa di risonanza del Governo Meloni, una “Tele Meloni del servizio pubblico. Per questo motivo nella nuova classifica annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi del mondo, l’Italia continua a perdere posizioni rispetto agli anni precedenti, scendendo di tre posizioni rispetto allo scorso anno, assestandosi oggi al 49.mo posto e risultando ultima tra i Paesi europei. La democratura meloniana allineata a quella ungherese di Orban sembra avviarsi verso un vero e proprio regime in cui l’ informazione risulta sempre più controllata dagli organi di governo. L’informazione fuori dai tentacoli dei partiti e al servizio dei cittadini rappresenta infatti il fondamento portante di una sana democrazia. Il bavaglio è sempre più che attuale, mentre le minacce di arresto e le querele stroncano qualsiasi anelito di libertà di pensiero. Scriveva Calamandrei che “La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Allora cominciamo a difenderci e a riappropriarci della verità…..
Dott. Paolo Caruso