uomo con pistola

Postato in data 28 Dicembre 2017 Da In Mostre

QUANDO UN UOMO CON LA PISTOLA, INCONTRA UN UOMO CON LA BIRO…

l’uomo con la pistola è un uomo morto!

Sono ventuno parole. In ventuno parole Roberto Benigni ha rivelato il più primitivo e raffinato strumento di potere del mondo, un’immensa, inimmaginabile, oceanica energia potenziale, che potrebbe perfino diventare risorsa. E tutto questo concentrato in una parola, sette grammi, quindici centimetri… è la biro!

A vederla, la biro, si può giustamente affermare con rigore logico che si tratta di un oggetto di plastica. Ma se la si guarda, allora cambia tutto. Proprio come quelle anime indomabili che in una notte silenziosa, alla luce fioca di un’abatjour, non riescono a prendere sonno, vorrebbero urlare o cantare, invece stanno ferme per non far rumore, allo stesso modo la biro nasconde un impetuoso, disordinato e meraviglioso afflusso di mille eventi, riflessioni, segreti, misfatti, sentimenti, ricordi, passioni, descrizioni, paure, sogni, rimpianti, guerre, scoperte, fantasie appunti sospesi di vite dal valore inestimabile.

E’ per questo motivo che, nel momento in cui una mano piena di passione impugna una penna, avverte lungo tutto il braccio un’invisibile fervore incredibilmente travolgente.

E la caratteristica più importante della penna, ciò che la rende bella, unica e grandiosa è che chiunque può impugnarla. Ma soprattutto, dal momento che l’alfabetizzazione è un diritto concesso ormai in quasi tutto il mondo, chiunque può scrivere. Così, l’energia potenziale diventa reale e i righi diventano righe.

Malala Yousafzai la biro l’ha guardata. Poi l’ha impugnata. E infine, cosa alquanto strepitosa per una ragazza pakistana, le ha dato vita. Per di più, ha usato la biro nel modo più nobile di tutti: come mezzo per divulgare le sue idee, che sono idee di pace, di giustizia, di libertà.

Si è ribellata alla sopraffazione dei giovani e ha lottato in modo particolare per il diritto di tutti i bambini all’istruzione, affinché‚ anche in Pakistan tutti potessero imparare a scrivere; ma ciò è stato considerato dal regime pakistano come un atto di insolenza e sfrontatezza, motivo per cui Malala in passato è stata vittima di un attentato e ha riportato gravi ferite alla testa e al collo.

Ma la sua infinita resilienza e la sua inarrestabile fiducia nella forza delle idee le hanno permesso di andare avanti nella sua lotta, fermamente convinta che “se ai giovani non si mettono in mano le penne, i terroristi daranno loro le armi” ma “le nostre parole possono cambiare il mondo, perché‚ siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione.

E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà”. Così l’arma di una biro diventa più violenta di qualsiasi coltello, pistola o fucile, perché‚ una parola scritta da chiunque decida di impugnare una penna, che sia una ragazza pakistana o una persona che combatte la mafia può rivoluzionare in modo prorompente un ambiente sociale e quando ciò accade, non esiste terrorista o mafioso che possa fermare definitivamente la sovversione: uccidere il singolo uomo che ha messo in moto il tutto non sarebbe sufficiente.

Malala conclude così una delle sue interviste: “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”.

La semplicità e la genuinità di questa diciassettenne sono ciò che la rendono così eroica. Lo si legge chiaramente nei suoi occhi: non smetterà mai di scrivere, perché‚ ha capito che è un modo pacifico ed efficace per incidere un segno negli occhi di vetro di chi vede senza guardare.

Ah, scusate, le parole di Benigni non erano ventuno. Finora ve ne ho tenute nascoste cinque, quindi in totale sono ventisei. “Perché‚ la biro è eterna”.

Silvia Occhipinti

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