Parigi è sempre Parigi, città di stelle d’oro e cieli bigi
Ci torno per la quarta volta, con le amiche, in un periodo invernale e insolito, con uno spirito sempre nuovo ma con la stessa curiosità dei miei 18 anni quando, la visitai la prima volta. Essere svincolati dal giro turistico, mi consente di godermela senza correre. E allora mi concedo di bighellonare e di giocare a farmi sorprendere.
Ritrovo Ville Lumière, sempre affascinante e romantica. Scopro un libro di Sciascia in un localino di Belleville (dove Pennac ambienta la sua Fata Carabina). Mi imbatto in una mostra di Marc Chagall, che espone gli schizzi e i progetti realizzati per le opere musicali di Bizet, Mozart, Ravel, con in sottofondo le loro musiche. Galleggio nello stagno delle ninfee di Monet ,all’Orangerie, immersa nelle sale pennellate dal grande impressionista. Tutto questo, credetemi, non ha prezzo!
E poi raggiungo il Bataclan! Sta alla fine di un grande mercato all’aperto gremito di persone complice la bella giornata. Fiori, formaggi, prelibatezze e alla fine l’inferriata coperta di messaggi, bandiere, peluches, lumini e pensieri, per capire che la vita continua senza dimenticare la tragedia, ma anche senza farsene intimidire. E ancora, la messa solenne a Notre Dame de Paris con musiche e cori celestiali.
Non voglio tediarvi con altro, ma una riflessione devo assolutamente condividerla sull’aria di Parigi, la gente di Parigi, lo stile e l’educazione delle persone che ci vivono. Tanti giovani, tanti colori, tanti tratti somatici, un “melting pot” straordinario. Tante lingue, tante inflessioni, tanti sorrisi. Non siamo mai, dico mai rimaste in piedi in metrò o in bus perché‚ si alzava sempre qualcuno/a a cederci il posto. Il saluto e il sorriso sono un fattore comune di tutti. Il conducente dell’autobus, coloro che controllano le borse all’ingresso dei musei, chi lavora in bar o negozi, le persone che per strada ti danno informazioni solo perché‚ capiscono che sei un turista e non ultime le signore che hanno atteso con te, tre lunghe ore, per vedere una mostra che non valeva la pena vedere. Ti chiedono tutti “pardon” se ti urtano per caso, non cercano mai di saltare una fila, cedono il passo alle persone “agèes”, alle donne incinte o con bambini e ti aiutano a salire le micidiali scale del metrò se hai troppi bagagli. Nei mezzi pubblici parlano tutti al telefono sommessamente.
Ho percorso in dieci giorni circa 150km a piedi (è documentato) su strade assolutamente prive di buche, comode e sicure, senza correre il rischio che una moto ti stenda sul marciapiede. Se i pedoni passano con il rosso anche sui grandi boulevards, gli automobilisti non solo si fermano ma non usano nemmeno il clacson! Avrò contato solo una decina di “pupù canine”, una percentuale irrisoria, se si considera che il lungomare pedonale di Marina di Ragusa è letteralmente costellato di questi regalini.
In sintesi: se qualcuno mi chiedesse un impressione su Parigi, al di là della bellezza, direi: è una città gentile, perché‚ cosìsono i suoi abitanti!
Vorrei tanto che anche la mia Ragusa desse questa immagine gentile.
Buongiorno, grazie, scusi, per favore, mi dispiace. Potremmo provarci, non credete? Potremmo chiedere ai proprietari di cani di rimuovere i bisognini, ai fumatori di non buttare i mozziconi per strada e in spiaggia, agli automobilisti non suonare inutilmente, di rispettare i posteggi per disabili, ai ciclisti di non passare veloci e in gruppo nel mezzo della piazza di Marina rischiando di travolgere i pedoni.
O in genere, potremmo chiedere a tutti di rispettare le regole della civile convivenza, come ad esempio: non saltare le file e non spazientirsi negli uffici col personale ed a chi lavora agli sportelli pubblici di sorridere finalmente di più. Con questo non voglio dire che i ragusani hanno tutti comportamenti errati. Il problema sta nella percentuale di persone che sbaglia. Se questa percentuale è grande, l’immagine della città ne viene irrimediabilmente compromessa. Allora tocca alle donne e agli uomini di buona volontà contaminare positivamente gli altri. Ricordare a tutti che esistono delle regole ed suggerire la meravigliosa tattica del “sorriso”.
Ho pensato che lanciare un “Cortesemente weekend” sarebbe carino! Un fine settimana in cui ognuno si impegna ad essere testimonial di cortesia e ad rispettare quelle norme che prima di essere senso civico, sono dettate dal rispetto l’uno dell’altro. Non costa niente, neanche un centesimo, ma il risultato potrebbe essere sorprendente! Ho visto recentemente uno spot che promuove la nostra città: a parte l’uso/abuso del corpo femminile che mi contraria non poco… lo trovo senz’anima! Proviamo per una volta ad essere noi la città; proviamo ad essere noi il “biglietto di visita” della nostra comunità. Potremmo coinvolgere le scuole, le associazioni, le famiglie a scendere in piazza il primo weekend di primavera con un cartello “Io agisco cortese mente” e sperare che anche ospiti e turisti colgano il messaggio e si comportino di conseguenza ma l’esempio deve partire da noi.
Parigi mi ha salutato con un tramonto stupendo e una vista dall’aereo spettacolare. La limpidezza della serata faceva sfolgorare la Tour Eiffel, la Place de l’Etoile, il Louvre e il serpentone della Senna. Roma mi ha accolto con una giornata bellissima, un cielo stupendamente blu e un tramonto rosso fuoco, con colori più luminosi, l’aria più tiepida ma… con un rumore di fondo più forte, metropolitane più tristi, strade più dissestate e la gente più “verace”, ma Roma è sempre meravigliosa! E poi torno finalmente al mio mare, ai miei tramonti al mio orizzonte infinito sul Mediterraneo.
Parigi è sempre Parigi, città di stelle d’oro e cieli bigi, ma tornare a casa… è felicità allo stato puro!
Cecilia Tumino