Dio, infatti, ha creato la natura, musica che contiene tutte le musiche. Ha realizzato la volta celeste, dipinto meraviglioso. Ha dato vita all’uomo, poesia infinita. E fin qui sarebbe solo un artista, certamente il migliore, ma niente di più. Poi però ha fatto un’ultima cosa: ha riempito l’Universo di imperfezione. Questo lo ha reso il più geniale.
Perché per quanto questa affermazione possa sembrare assurda, è proprio nelle imperfezioni che si nasconde la bellezza. Perché straordinaria imperfezione ha reso l’Universo straordinario. Perché ogni cosa, a questo mondo, ha una crepa, ma è proprio da lì che si sprigiona la luce.
Dalla pioggia ha origine l’arcobaleno. Dalle sconfitte scaturiscono i trionfi. Stupidamente trascorriamo la nostra esistenza tendendo alla perfezione, perduti nel drammatico terrore di commettere sbagli. Ma come potremmo non sbagliare? La vita è un impasto di emozione e sbagli. Si sbaglia sempre, per sofferenza, per amore, per inesperienza. Si sbaglia per non ricommettere certi errori. Si sbaglia perché, semplicemente, non si è perfetti.
Tutto è imperfetto al mondo. Neanche le cose più belle sono perfette: esisterà sempre un tramonto più incantevole, una gioia più intensa, un amore più puro.
Ma le imperfezioni non sono un limite, un danno, e neppure un errore. Non sarebbe forse sciocco correggere le sbavature in un dipinto di Picasso, o gli errori grammaticali in una poesia di Leopardi? Le imperfezioni, tutte le imperfezioni, sono la licenza poetica di Dio. Ed io ne sono innamorata, incantata, stregata…
E perciò sarò anche un po’ matta, ma non posso fare a meno di pensare…
Viva i problemi, e la forza di chi li affronta.
Viva gli errori, perché il meglio nasce da lì.
Viva la paura, perché del coraggio è madre.
Probabilmente Einstein direbbe persino viva la crisi, perché «è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato».
E saranno forse i miei diciassette anni a farmi nascere nello stomaco questa forza impetuosa e dolcissima, questo coraggio energico e luminoso, questo desiderio incredibilmente forte di urlare con quanto fiato ho in gola: viva questo mondo, viva gli occhi di chi lo guarda, viva la vita.
Madre Teresa di Calcutta scrisse: «La vita è una sfida, affrontala». Nel mio viso si accavallano sospiri e sorrisi, mentre penso: non desidero altro.
Per anni ho sognato di andare nell’Isola che non c’è. Eppure, ad essere sincera, oggi questo desiderio non mi appartiene più. Non fraintendetemi, sono certa che è un posto splendido, dal momento che «non c’è mai la guerra[…]/niente ladri e gendarmi[…]/niente odio e violenza/né soldati né armi». Un posto splendido, ma troppo perfetto. Mi sembra quasi che ci sia tanto spazio per essere felici, ma troppo poco per vivere.
E allora voglio restare qui, continuare a scrivere e descrivere, tentare di incidere con le parole gli occhi vitrei di chi guarda senza vedere. Voglio continuare a cercare un tramonto un po’ più incantevole, una gioia un po’ più intensa e un amore un po’ più puro. Trovare la forza di “superare la crisi per superare me stessa senza essere superata”. Impastare ancora, sempre più emozioni e sbagli. Ma soprattutto, voglio restare qui per continuare a urlare, con quanto fiato ho in gola: viva questo mondo, viva gli occhi di chi lo guarda, viva la vita.
Perché la perfezione, se esiste, è qui. Ed è piena di difetti bellissimi.
Silvia Occhipinti