Il Presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica, Domenico Pisana, è intervenuto lo scorso sabato a Monza, presso Villa Verri, alla Cerimonia del Premio Europeo Clemente Rebora 2017, alla presenza di autorità della Brianza, del sindaco e dell’assessore alla cultura di Biassono, Luciano Casiraghi e Paola Gregato, di rappresentanti di Amnesty International, organizzazione che ha patrocinato il Premio, nonché dei finalisti, dei vincitori classificati dal 1 al 3 posto , ed ancora di un pubblico che ha gradito molto l’evento. La protagonista della serata è stata senza dubbio la poesia , la poesia che canta la vita e la rigenera, la poesia che si fa linguaggio universale e riflessione esistenziale, quella poesia che i partecipanti alle varie sezioni del Premio hanno celebrato con la parola, le immagini, la fotografia e il linguaggio del cuore.
A guidare la serata il team composto dalla poetessa italo spagnola nonché presidente di Giuria Elisabetta Bagli, la poetessa polacca Izabella Teresa Kostka , presentatrice, e Diego De Nadai, coordinatore e organizzatore di tutto il Premio.
Nel corso della cerimonia Pisana ha illustrato la figura di Clemente, del quale riportiamo un breve stralcio : “ Quella di Rebora, anche se religiosamente ispirata, non deve essere considerata – ha affermato Pisana – una poesia di genere, ossia solo poesia mistica e religiosa, e quindi destinata a credenti; essa vive anche di un respiro laico, atteso che tutti gli aspetti del mistero della vita e che riguardano ogni uomo sono in essa presenti: il dolore, la gioia, la sofferenza, la pace, il bene, il male, la ricerca del senso, la fede, l’amore, la libertà, la felicità, il significato del tempo, l’attesa, il fine ultimo dell’esistenza e la speranza.
Pertanto, il religioso che caratterizza la poetica di Rebora offre un orizzonte ermeneutico di respiro universale e che va al di là di fedi religiose, presentandosi come uno “spazio di teologia positiva” rivolto a tutti, anche a lettori diversamente ispirati e a non credenti. Va in particolare sottolineato che l’apertura al religioso c’è in Rebora sin dal tempo della guerra e da prima della sua conversione, se è vero che in una lettera del 1911, in epoca dunque apparentemente non sospetta, Rebora scriveva: “Mi sbatto nel contrasto fra l’eterno e il transitorio (…); e vorrei allora giovare ed elevare tutto e tutti; smarrirmi come persona per rivivere nel meglio o nel desiderio di ciascuno…”.
Dopo la conversione, l’itinerario umano e spirituale di Rebora giunge alla conclusione che la vera pace, a cui l’uomo anela, si trova in Cristo. E’ lui la vera pace e la “certa speranza” contro ogni male e mancanza di significato dell’esistenza.
Con la riscoperta della fede, Clemente Rebora guarda la storia con gli occhi della croce di Gesù Cristo: “…Ed ecco la certa speranza: la Croce.”. Si tratta della Croce simbolo “dell’Amore che si fa dono”, di quell’Amore che il poeta ha trovato nella rivelazione di Cristo , di quell’ “Amore che dona l’Amore” , che purifica l’anima, “ che vive ben dentro nel cuore” e “che già qui nel mondo / Comincia ed insegna il viver più buono” .
Da qui il sorgere della vera speranza , quella che opera nel poeta una trasformazione creativa mettendo in crisi le certezze assodate del passato e il quietismo accomodante del presente, in vista di un futuro che non è mera utopia e passiva attesa, ma avvio di un mondo nuovo ove la l’esperienza del bene si fa realtà presente.
La “certa speranza” reboriana è quella che pone l’uomo nella condizione di vivere nella pace e di lottare: per un amore, per una fede, per un ideale, per la realizzazione dei suoi sogni, per qualcosa che migliori la sua condizione morale e materiale. La “certa speranza” di Rebora è l’ossigeno dell’ esistenza di ogni uomo, e chi non spera non vive, ma vegeta”.
E’ stata l’associazione “La Fenice” e l’attore e regista Diego De Nadai, cagliaritano, a coinvolgere Domenico Pisana nella Giuria del Premio insieme ad altri membri, tra i quali la poetessa madrilena Elisabetta Bagli, il milanese Filippo Ravizza, la pugliese Maria Teresa Infante e la polacca Izabella Teresa Kostka, con l’obiettivo di rimettere al centro dell’attenzione un grande poeta del ‘900 come Clemente Rebora, proprio a 60 anni dalla morte, avvenuta a Stresa nel 1957, e con un tema, “In cammino verso la pace”, quanto mai importante in questo nostro tempo che vede l’Europa sopraffatta da divisioni, lotte, scontri, migrazioni, terrore, paura, e indipendentismi che cosa diversa sono dall’autonomia.
Il Premio Europeo Clemente Rebora 2017 è stato organizzato con il patrocinio, tra gli altri, della Regione Sardegna, del Comune di Firenze, del Comune di Monserrato, di Busto Arsizio, di Biassono, di Amnesty International 296 e della Filodrammatica Ambrosiana. L’obiettivo del Premio è stato quello di dare un contributo per capire meglio e approfondire quale sia il cammino da intraprendere per perseguire le azioni che portano alla pace.
La Redazione