In cosa consiste? Tutti i giovani che frequentano il triennio delle scuole superiori sono tenuti ad effettuare 200 ore (se nei licei) o 400 ore (se negli istituti tecnici o professionali) di attività formativa in azienda.
Questo significa poter andare di persona a vivere accanto ai gestori di un’attività e imparare tecniche e processi produttivi, tattiche di marketing, pratiche giuridiche e amministrative, regole di import/export, nonché sapere cosa significano termini con cui ogni lavoratore ha a che fare e che in fondo sono ostiche per chiunque non sia direttamente già coinvolto nel lavoro: cosa sono i revisori dei conti, come si legge un bilancio preventivo e consuntivo, cosa è uno storno di cassa, che significa fare una convenzione o stipulare un contratto, o cosa sono o come si adoperano gli assegni bancari, le buste paga, i mutui creditizi etc.
Avessimo avuto noi, a suo tempo, la possibilità di scoprire prima tutti questi aspetti del mondo lavorativo! Con qualcuno che ce li avesse spiegati, dandoci anche possibilità e tempo per sperimentare e imparare!
La legge prevede che tutto questo si possa imparare anche in regime di simulazione d’impresa: ho già sperimentato questo con una mia classe l’anno scorso (al Liceo “Fermi” di Ragusa) ed è stato bellissimo vederli imparare a scrivere una lettera di convocazione di assemblea dei soci, organizzare un ordine del giorno, definire un organigramma, tenere un breafing, immergersi nella logica dell’imprenditore e discutere sulle regole da imporre nella propria attività aziendale o sulle condizioni da richiedere ai lavoratori, sperimentare che esistono logiche specifiche sui criteri di assunzione o di scansione delle fasce di retribuzione o sulla privacy o l’igiene e la sicurezza nei posti di lavoro.
Per i partner aziendali l’esperienza è altrettanto gratificante perché l’entusiasmo giovanile coinvolge, il vedere tanto interesse per la propria attività energizza e le competenze specifiche dei giovani (soprattutto in campo digitale) sono risorsa spendibile bene durante le ore di collaborazione. Senza contare che, a seconda delle convenzioni stipulate con le scuole e delle disponibilità finanziarie, le aziende partner possono anche essere retribuite per l’attività formativa che svolgono.
Purtroppo non tutti sono al corrente di tutto questo e molti sono scettici, perché siamo più portati a diffidare che ad avventurarci nel nuovo. Molti pensano che avere giovani studenti ‘in giro’ possa rallentare il lavoro previsto e che da tutto questo non si abbia abbastanza da guadagnare.
E in effetti una dose di verità su questo c’è, nel senso però che partecipare ad un progetto di alternanza comporta comunque un mettersi in gioco, sperimentarsi nella formazione e per tutto questo qualche risorsa economica in più non guasterebbe, visto che i fondi finora stanziati sono (soprattutto per i licei) esigui.
Intanto, per chi voglia condividere competenze e preparazione con giovani studenti e future risorse del mondo del lavoro, è possibile iscriversi al registro nazionale delle imprese per l’alternanza, che è on line al sito www.scuolalavoro@registroimprese.it, o rivolgersi alla propria Camera di Commercio per essere inerito negli elenchi delle imprese disponibili.
Agata Pisana