Postato in data 22 Maggio 2023 Da In News

A TRENTUN ANNI DALLE STRAGI ….LA CATTURA DI MESSINA DENARO di Paolo Caruso

Nelle commemorazioni di quest’anno, a trentun anni da quel doloroso 23 maggio 1992 data della strage di Capaci in cui perirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli Uomini della scorta, non può che trovare giusto risalto la cattura di Matteo Messina Denaro, il latitante più ricercato d’Italia, (almeno si suppone… visto il suo vissuto in quel di Campobello di Mazara; ma poi per lo Stato dopo 30 anni fu vera gloria?), il capo indiscusso di cosa nostra, il killer spietato di innumerevoli delitti, il principale responsabile insieme a Totò Riina di aver pianificato con la complicità di losche figure dei servizi deviati la stagione delle stragi.

Inizia così da quel lontano 23 Maggio una lunga serie di ricorrenze legate alla scia di sangue che portò tanto dolore e lutti a Palermo, in Sicilia, ma anche nel resto del Paese come a Firenze in via dei Georgofili. Tali tragici avvenimenti che colpirono tanti servitori dello Stato turbarono profondamente le coscienze dei cittadini, sfregiando l’immagine di Palermo e della stessa Sicilia, sporcandone gli antichi valori. Purtroppo gli appuntamenti rievocativi non si fermano a questo 23 Maggio, giornata del ricordo dove risuoneranno prepotentemente le frasi simbolo di Giovanni Falcone: “Gli Uomini passano, le idee restano, e restano anche le loro tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”, ma ancora si ripresenteranno nel corso dei mesi a memoria della lunga scia di sangue che percosse Palermo e la Sicilia negli anni della cosiddetta mattanza, così da tenere sempre viva la luce della memoria su questi Eroi del nostro tempo. Un lungo elenco di morti ammazzati per una causa comune, un unico comune denominatore, la lotta alla mafia.

E’ per questa battaglia di civiltà che caddero Scaglione, Dalla Chiesa, Chinnici, Costa, Falcone, Borsellino, Pino Puglisi, Boris Giuliano, Cassarà, Montana, Zucchetto, Russo, Peppino Impastato, il giudice Beato Rosario Livatino, il giudice Saitta e tanti altri servitori dello Stato più o meno noti ma pur sempre Eroi. Chissà quante volte il cittadino si sarà chiesto a cosa sia servito il prezzo pagato da questi “UOMINI” osservando il persistere della mafia, i depistaggi, le trame oscure dei servizi deviati dello Stato, la scarsa volontà oltre l’incapacità della politica spesso collusa a volerla combattere concretamente fino in fondo, e inoltre il consenso che trova radicamento non solo negli ambienti degradati della società ma anche in quelli dell’alta borghesia dove imprenditori, politici e professionisti ne traggono privilegi e ne ricavano profitti vantaggiosi per i loro tornaconti.

Un Paese dove verità e bugia, denaro e collusione, politica e mafia si intrecciano facendo sentire la propria incombente presenza con la legge del silenzio e il ricatto dell’omertà. Quante ricorrenze di morte in questa martoriata terra di Sicilia, ferita troppe volte e deturpata nella sua vocazione di terra ospitale e generosa, portatrice di grandi tradizioni culturali unita come è da un legame inscindibile a Verga, a Pirandello, a Tomasi di Lampedusa, a Sciascia, a Camilleri, scrittori che seppero rappresentare l’animo stesso di questa isola meravigliosa e le sue innumerevoli contraddizioni. A noi non resta altro che tenere scolpite nella memoria queste fulgide figure di Uomini, martiri dei nostri giorni, che hanno sacrificato la vita incuranti della pericolosità mafiosa per il riscatto della Sicilia e dell’Italia intera così da potere tramandare alle nuove generazioni gli ideali di onestà, di giustizia, di libertà e di amore per la propria TERRA.

Dott. Paolo Caruso

Relativo a