Ventotto i punti nel piano Trump al tavolo dei colloqui a Ginevra che vedranno riuniti Usa, Ucraina, UE. Li detta Trump, che si dice stanco di questa guerra, e questo non può che farci sperare. Gli scandali in Ucraina, le distruzioni e la perdita di ulteriori territori che ormai sembrano inarrestabili, la morte di civili che si fa ogni giorno sempre più insopportabile all’ animo umano, pare abbiano determinato una accelerazione dei tempi per arrivare ad un accordo equilibrato. Del resto a Trump serve in primis staccare Putin dall’ abbraccio con il leader cinese e contenderlo ai Brics.
Nell’ intesa si parla poi di accordi economici, sbilanciati in corso di pace a favore della Russia, cooperazione su settori strategici ( energia, risorse naturali, intelligenza artificiale, estrazione di metalli di terre rare nell’ Artico ). Pare che il piano di Trump sia stato scritto con suggerimenti russi. A questo punto il prezzo lo pagherebbe l’ Ucraina e l’ Europa. L’Ucraina potrebbe non accettare la totale resa, ma farebbe arrabbiare il Bisonte americano, che quella pace la vuole per intestarsela, perché programma di propaganda elettorale e un modo per adombrare i tanti scheletri presenti nel suo armadio. Sarà – a suo dire – la “nona”, al pari della Sinfonia di Beethoven, che però non riuscì a scrivere la decima. Trump andrà oltre.
Diceva l’ imperatore Tiberio: “Mi odino, purché mi temano”, e i muscoli “alla Mastro lindo” Trump li mostra tutti ma solo ai deboli, perché con i potenti si fanno affari. I continui cambiamenti di umore lunatico, lascia il mondo in cronica sospensione e anche a Ginevra l’ ondivago Tycoon non si smentisce con le parole ” La mia offerta non è definitiva”. Cosa resterà dell’Ucraina? L’ ultimatum la lascia di fronte una scelta difficoltosa e amara, rinunciare alla “dignità” con le centinaia di migliaia di morti caduti per non lasciarsi sopraffare o non contare più “sull’ alleato americano” (sic!). A Trump non importa se l’Unione Europea resterà con il cerino in mano. Non ha fatto mai mistero di non considerarla, ritenendola inutile e cercando al suo interno “cavalli di Troia” per poterla disintegrare. Importa a Trump intestarsi un’altra – a suo dire – personale vittoria.
Gli interessano affari economici suoi personali, a dispetto dei valori e di ideali di libertà e d’auto-determinazione dei popoli. Nel disorientamento generale, confusa è anche la NATO, accusata giustamente da Papa Francesco di essere andata ad abbaiare ai confini della Russia e quindi corresponsabile della guerra. Saltato il tavolo delle trattative a Istanbul, mesi dopo l’ invasione, per opera soprattutto del Premier britannico, Boris Johnson, convinto insieme alla UE di poter mettere all’ angolo Putin, la voglia di una tregua con l’ inasprirsi della guerra è venuta meno. Ora che le lusinghe di vittoria si sono dissolte e le minacce del nucleare potrebbero concretizzarsi senza l’ appoggio delle armi americane, sarebbe il caso di lasciar perdere, sedersi seriamente ad un tavolo di trattative considerando le immani distruzioni del Paese, mettendo a tacere le voglie belliciste della pavida Europa, e attuando il famoso detto ” meglio perdere che straperdere”.
Da quando il 20 gennaio scorso Trump si è insediato alla Casa Bianca tutto il mondo pende da Lui e Lui si presenta, anche se umorale, arbitro dei destini dei popoli. E Putin attende….. mentre il Tycoon trionfante e impettito crede di sfidare il mondo.
Dott. Paolo Caruso

scarica PDF










