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Postato in data 20 Dicembre 2016 Da In Fatti

UN CAPODANNO DA DIMENTICARE

La fine dell’anno è ormai alle porte. Come ogni anno, Giovanna si appresta a organizzare un bel cenone a casa sua.

Negli anni passati, quando era più giovane, era solita invitare un consistente numero di amici e parenti, ma poi, a mano a mano, il numero era andato assottigliandosi parecchio fino a ridursi, dopo la morte dei suoi genitori, solo a dieci persone, tutti familiari: lei, il marito Carlo, i suoi suoceri, la figlia Sabina, il genero Enzo, i due nipotini di 2 e 10 anni, la sorella Gina e il marito Giorgio.

Quest’anno Giovanna ha deciso di non affaccendarsi troppo nella preparazione del consueto e laborioso cenone di fine anno né vuole chiedere aiuto agli altri ospiti ricorrendo alla formula “ognuno porta qualcosa” tanto in voga tra i suoi conoscenti.

– I miei ospiti possono portare solo il vino e lo spumante, se lo desiderano, al resto penso io. Questa è la regola di casa mia! – aveva detto alla figlia Sabina appena qualche giorno prima, che le aveva fatto questa proposta per evitarle la solita faticaccia.

– Ho già parlato con un buon ristorante nelle vicinanze. Ordino tutto già pronto, dall’antipasto al dolce. Quest’anno mi voglio rovinare – aveva dichiarato fermamente, stoppando ogni replica.

La sera di San Silvestro è tutto perfetto: la tavola si presenta curata elegantemente, con piatti di finissima porcellana e bicchieri di cristallo, candele e fiori piazzati nei posti strategici. Un vero spettacolo.

Gli ospiti arrivano in punto all’ora stabilita. Carlo, suo marito, ha già provveduto da tempo ad accendere il camino e a mantenere nel salone un bel tepore e un’atmosfera intima e vivace.

Gli ultimi ad arrivare sono i suoceri di Giovanna perché abitano un po’ distante e con la macchina sono soliti andare a passo di lumaca.

Gli ospiti si siedono di buonumore attorno alla tavola, contenti di trascorrere una bella serata insieme e iniziano a mangiare, consumando le vivande lentamente per arrivare al brindisi di mezzanotte.

La cena è davvero ricca e succulenta: gelatina di maiale e salsiccia secca, caciocavallo ragusano, ravioli di ricotta con spinaci, arrosto di carne con contorno di funghi porcini, insalate di tutti i tipi, baccalà fritto e focacce di verdure e di seppie. Il tutto innaffiato da un buon vino novello che “fa resuscitare i morti”.

L’unico che se ne sta a guardare è il piccolino, il bimbo di due anni di Sabina, che ha già mangiato la sua pappetta di omogeneizzato di carne.

La cena termina un’ora prima della mezzanotte e, in attesa del brindisi e dello scambio degli auguri, ognuno si prende una pausa di relax chiacchierando del più e del meno.

Ad un tratto Carlo, rosso in viso, si allontana frettolosamente con una scusa. Ma siccome Giovanna non lo vede più tornare, va a cercalo e lo trova in bagno mentre vomita stravolto con i pantaloni abbassati.

Arriva poi il figlio grande di Sabina che pretende di essere lasciato solo perché deve fare un bisognino urgente.

Anche Sabina e il marito accorrono trafelati lamentandosi di stare male, e via via, i suoceri di Giovanna, la sorella Gina e suo marito Giorgio vanno a fare la fila davanti la porta del bagno di servizio.

Tra mal di pancia, vomito e inquietanti sintomi vari, nella casa di Giovanna la festa ben presto si trasforma in un vero e proprio incubo connotato da un crescente malessere generale.

– Ti devono aver rifilato qualche cibo andato a male! – tuona Carlo alla moglie mentre esce dal bagno più morto che vivo – Tu e le tue idee di prendere tutto pronto! Perché cambiare le tradizioni che funzionano bene?

Mortificata, Giovanna incassa i suoi rimproveri senza ribattere e quasi quasi prova vergogna di non essere tra gli sfortunati fruitori dei servizi igienici, mentre effettua con imbarazzo il suo lavoro di smistamento degli ospiti che ripetono le loro visite in bagno numerose volte.

– Deve essere stato il vino a farci male – dichiara preoccupato il padre di Carlo – Il sapore era strano… troppo acido!

– Non credo – interviene disgustata Sabina – Secondo me, sono state le focacce, forse non erano di oggi e le hanno riscaldate…

– Invece sono stati i funghi – aggiunge Gina con la faccia stravolta – Che ne sappiamo se ce n’era in mezzo qualcuno velenoso?

E mentre tutti si scervellano, ansiosi e dubbiosi, su quale possa essere stata la causa scatenante di tale danno, Sabina sbuffa disperata costatando che adesso si ci è messo anche il piccolino a fare pupù chiedendo di aver cambiato con urgenza il pannolino.

Ad un certo punto le cose precipitano. Carlo è costretto a portare al pronto soccorso i genitori che si sentono mancare, Gina e il marito spaventati si fanno venire a prendere dal figlio medico per un consulto di emergenza, il genero Enzo riporta di fretta a casa i bambini, che piangono ininterrottamente, assieme alla loro mamma più confusa che mai.

Rimane a casa da sola e piena di sensi di colpa Giovanna che se ne sta impalata davanti alla tavola imbandita, non sapendo che fare. Poi, per passare il tempo, si affretta a fare un po’ d’ordine e di pulizia buttando nella spazzatura gli avanzi della cena e si tormenta sul perché la sua iniziativa sia stata così clamorosamente fallimentare.

Doveva essere una serata piacevole per salutare il nuovo anno, e invece tutti si sono sentiti male e si è ritrovata a casa da sola e in più con la preoccupazione della salute dei suoi commensali.

Nel frattempo la mezzanotte è passata da un pezzo. Il nuovo anno è già arrivato, e lei è ancora lì, triste e delusa davanti al camino spento in attesa di notizie e di un eventuale mal di pancia arrivato in ritardo.

Finalmente, dopo alcune ore, Carlo ritorna a casa e la tranquillizza dicendole che i suoi genitori stanno meglio, di lì a poco telefonano gli altri per comunicare che fortunatamente non c’è stata alcuna intossicazione grave e che, con una dieta opportuna, tutto sparirà in pochi giorni.

E così il primo dell’anno si ritrovano, assonnati e provati, a pranzo a casa di Giovanna, così come è consuetudine da sempre. A questo appuntamento nessuno si è sentito di mancare.

Giovanna si scusa della figuraccia dichiarando che protesterà con il ristoratore che ha preparato la cena, ma che in fondo non ha importanza il cibo che si mangia, ma il calore degli affetti e della buona compagnia.

– L’importante è che non ci siano state conseguenze gravi e siamo tutti qui a festeggiare! – conclude con un sorriso incoraggiante.

Rassicurati e sereni, tutti applaudono e consumano con rassegnazione un gustoso brodo vegetale accompagnato da patate lesse e pane tostato. A conclusione del pasto leggero, al posto del dolce sgranocchiamo i biscottini del piccolino e brindano al nuovo anno alzando i calici ricolmi d’acqua minerale.

– Per come sono andate le cose e per quello che abbiamo mangiato oggi, sarà un Capodanno da dimenticare! – sentenzia Carlo con tono lamentoso, rimpiangendo l’abbuffata dell’anno precedente.

I presenti annuiscono, pur sapendo in cuor loro che invece quel Capodanno non se lo scorderanno più, ma, se il nuovo anno appena iniziato finalmente sarà migliore dei precedenti, in fin dei conti vale la pena accettare il sacrificio di averne pagato un piccolo prezzo.

Angela Di Salvo

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