camera di commercio

Postato in data 8 Gennaio 2017 Da In ECONOMIA, Impresa

NASCE LA MEGA CAMERA DI COMMERCIO SICILIANA

L’anno nuovo ci ha portato questa bella novità: la Camera di Commercio di Ragusa non esiste più ed è stata accorpata a quella di Catania. La cancellazione è avvenuta dopo il decreto del 30 Dicembre 2016 firmato dal Presidente della  Regione Rosario Crocetta, con il quale si è deciso di accorpare questi enti riducendoli da 9 a 4.

In Sicilia, oltre Catania, restano infatti Palermo con Enna, Trapani con Caltanissetta ed Agrigento, e Messina che fa capo a sé stessa grazie allo status di città metropolitana.

La costituzione della camera di commercio Catania-Siracusa-Ragusa è apparsa la più logica trattandosi di un’area omogenea del sud-est con molti interessi ed infrastrutture in comune, quali aeroporti, porti e servizi.

I servizi sul territorio assicurati dall’attuale Camera di Commercio restano, ma la direzione strategica sarà presso la sede di Catania. L’obiettivo è creare un’unica “super” Camera di Commercio del Sud Est, che avrà sede legale a Catania in via Cappuccini 2, e sedi secondarie a Ragusa piazza Libertà e a Siracusa via Duca degli Abruzzi,4.

Il nuovo Ente diverrà operativo a decorrere dalla data di insediamento del nuovo Consiglio camerale i cui 33 membri sono stati nominati dal Presidente della Regione. Per quanto riguarda la sede fisica di Ragusa, questa resterà operativa e si occuperà soprattutto del settore agroalimentare per tutto il Sud Est siciliano.

Un ente che opererà in un territorio fortemente evocato, con porti, ben due aeroporti e una costruenda autostrada. Una città come Ragusa, con un tessuto economico molto produttivo e ricco, anche se non sono i tempi d’oro del cosiddetto “Modello Ragusa”, e con un vasto bacino di  imprese, potenzialmente area molto forte del Mezzogiorno, non può perdere la propria autonomia.

Era prevedibile che questa mega Camera di Commercio siciliana avrebbe generato un muro contro muro mettendo in forte discussione la credibilità del sistema camerale. Tant’è che nonostante i falsi accertati e le gravissime irregolarità che hanno caratterizzato la relativa procedura di costituzione, il Presidente Crocetta, che ama definirsi paladino della legalità, non ha sentito l’esigenza di compiere i necessari accertamenti che la legge gli imporrebbe.

Se la Magistratura confermerà il fatto che le irregolarità emerse hanno provocato una concreta e gravissima alterazione dei risultati di una procedura pubblica che interessa una istituzione della Repubblica Italiana, pagherà chi dovrà. Grave è il fatto che questo processo di accorpamento delle Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa, è stato pressoché integralmente gestito da commissari nominati dal governo regionale.

Forse per alcuni non è stato un bel regalo, altri invece ci speravano,  ma non è stato neanche una sorpresa questo provvedimento. Si è solo dato il calcio d’inizio di una partita che si prospetta lunga e combattuta.

La maxi Camera prevista infatti ingloberebbe 200 mila imprese, fatto questo che la renderebbe ingovernabile. Infatti, per il controllo di questo mostro amministrativo è in gioco una vera e propria partita. C’è  chi ha deciso di partecipare seguendo le regole e chi, invece, sta…”falsificando i cartellini”.  Le numerose e reiterate denunce di questa “partita truccata” sono state fatte dalle associazioni che invitano a  mettere a posto le carte e a giocare secondo trasparenza e legalità.

Nonostante denunce e veleni, la partita è andata avanti e si è conclusa con la firma di questo tanto criticato decreto. Qualcuno si chiede che fretta c’era di firmare il decreto. Adesso bisognerà capire quali sono i vantaggi o svantaggi di questo accorpamento… .

Ed è proprio su questo ultimo interrogativo che voglio porre l’attenzione. Questo  l’accorpamento mortifica l’Istituzione ed il territorio ragusano,  era auspicabile  invece una soluzione condivisa con la sola Siracusa per una questione di affinità economica e produttiva. Infatti, Siracusa ha l’area industriale, invece  Ragusa ha sviluppato la media e la piccola impresa, dunque insieme si completano.

Più problematico sarà la dipendenza da Catania, che avrà la direzione strategica di questo accorpamento. A Ragusa resteranno solo i servizi sul territorio. Turismo, industria, portualità, sono solo alcuni degli attrattori economici che non possono farci accettare una scelta così penalizzante come quella dell’accorpamento con Catania.

Nostro compito sarà quello di salvaguardare la sopravvivenza della Camera di Commercio, la cui autonomia dobbiamo difendere e rivendicare a tutti i livelli istituzionali.

Parlando di Camera di Commercio, oltre che di attività produttive, ci riferiamo anche alle grandi infrastrutture: è per questo che la nostra provincia non può essere privata del protagonismo del territorio che la governa.

Considerato il fatto che le Camere di Commercio di Ragusa e Siracusa hanno un numero sufficiente di imprese iscritte tali da consentire loro di costituirsi in organismo autonomo, rilanciando quindi la vecchia idea di Sud Est; qual’era il motivo di accorparci a Catania?

Il segreto si chiama Sac, ovvero la Società Aeroporto Catania che gestisce lo scalo etneo: il sesto italiano, subito dopo Milano Linate, per numero di transiti. Le tre Camere controllavano ciascuna una quota di minoranza, ma il soggetto nato dalla loro fusione diventa invece l’azionista di maggioranza con il 52,5 per cento. Ed è quindi il dominus di quel giocattolino da 65 milioni di fatturato e 160 di patrimonio.

Coloro che lo gestiranno, prenderanno tutte le decisioni: compresa quella più importante, la privatizzazione. Se ne parla da tempo. Sono corse anche voci circa i nomi di eventuali acquirenti, tipo gli aeroporti toscani. Certo, c’è chi si è pubblicamente espresso a favore della cessione ai privati.

Se da un lato sono innumerevoli gli svantaggi, dall’altro è giusto far pendere dal piatto della bilancia anche i vantaggi. L’accorpamento a Catania potrebbe favorire un importante sviluppo per Ragusa e Siracusa, che sicuramente sono due realtà simili, ma molto più piccole in termini economici rispetto alla metropoli catanese.

Bisogna capire ora se prevarranno gli interessi politici o le esigenze dei territori accorpati. Si spera solo che la politica, ma anche sindacati e associazioni di categoria, non interferiscano in questo processo di cambiamento. Solo il tempo ci darà le giuste risposte….

Simona Brugoletta

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