È la magia dei plutocrati “zii Paperoni”, che hanno trasformato gli americani, come Circe con i compagni di Ulisse, a interessarsi al proprio brago, rinunciando ad essere Nazione rassicurante di democrazia e di libertà per il mondo, almeno di quello di sempre. Dalla padella alla brace il passo è stato ahimè consequenziale, un risultato quasi scontato tra due candidati specchio del nostro tempo che hanno poco da dire di innovativo. Preferito un Barabba, pregiudicato su cui pendono molti capi d’accusa e impenitente a guidare da autocrate una Nazione che si considerava guida della Alleanza occidentale del Pianeta. Voto libero, certamente, con altre idealità per cui battersi, America First, carovita e migrazione. Soprattutto i migranti sono gli stessi nemici, denunciati per l’Europa da Orbán” in salsa sovranista, da combattere con priorità euforica. La paura poi ha fatto il resto. Ora in Trump hanno ritrovato il paladino. America deludente? Piuttosto inquietante. I programmi da campagna elettorale erano stati chiari e tutti all’insegna del “machismo” narcisistico trumpiano. Vincente. Aldilà dell’oceano, i vari Orban, Salvini, Meloni e altri protagonisti della destra xenofoba europea, tifosi più o meno evidenti del nuovo vecchio inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, hanno già esultato per questo successo elettorale. Ora si profila un tempo dai contorni incerti e comunque tutto da vedere. Due guerre in Europa e in Medioriente non sono cosa di poco conto. Praticamente in casa nostra. La Cina sorniona sempre in agguato per Taiwan la dice lunga sul fronte orientale. La promessa di uscire dalla NATO fatta da Trump, per interessarsi al solo proprio “orticello” strettamente americano sembra più una provocazione nei confronti dei riottosi alleati europei. Chissà se avrà seguito? Molti, è vero, sono dalla sua parte, anche in Europa, in primis Putin, che non ha mai smesso di interferire, e forse anche interagire con il “tycoon”, guardato a modello di autocrazia da imitare.
Dott. Paolo Caruso