Ridere
e piangere mentre rido.
C’è qui una ragazza bionda che suona una chitarra,
cerca di ricordare gli accordi
li trova
e il suono allora diventa dolce e leggero
e con la voce fievole,
appena accennata, canta.
Come a voler strappare il suo io,
quello un pò sofferente,
per portarlo alla luce.
Ed è delicato, cauto, discreto.
Non fa rumore.
Come la sua rabbia,
concentrata in piccole lascrime nascoste dentro,
volutamente conservate,
per aspettare che si asciughino
non appena il sole sarà alto.
Come piccole gocce di rugiada,
brillanti e fragili.
-Wish you were here-
ed è subito un sogno lucido
ed è l’ immenso
l’ immenso aggrovigliarsi di emozioni
che sento pulsare
gioire.
Come se lo stomaco si allargasse e sorridesse.
E la voce torna ed echeggia,
mi solletica le orecchie,
le punte dei capelli.
Viene impressa in una parete rosa
accanto ad uno specchio
che riesce solo a riflettere una misera figura fisica.
Cos’ è il nostro corpo in confronto alla voce,
che porta dentro l’ amore
Cos’ è il nostro corpo in confronto alla forza di un pensiero,
di un suono,
di una vibrazione
che riesce a toccare l’ intoccabile.
La nostra parte inesistente,
che pulsa
ma non ha materia,
che brucia
che rinfresca.
Cosa sono io in confronto alla struggente bellezza di un
colore,
di una parola,
di una stella,
di un fulmine che squarcia il cielo.
Ed è una stanza
con due ragazze
Una bionda e l’ altra bruna
Entrambe impregnano le pareti del proprio io.
quello che non si descrive ma si sente
perché ti avvolge
perché non ha nome
ma potenza.
Alessia Barone