Postato in data 3 Ottobre 2019 Da In Spettacoli

LA FOGLIA TREMOLINA

 

L’ultima tenace foglia di un platano secolare cedette. Del resto, era autunno inoltrato.

Per giorni e giorni era stata lì lì per mollare. “Mi lascio andare o resisto?” Diceva fra sé, e poi rifletteva: “Ma se lascio questa mia casa sicura, dove andrò, che ne sarà di me?” Aveva visto le sue sorelle prendere il volo risolute, e lasciarsi trasportare dal vento, dondolare nell’aria, volteggiare, rotolare al suolo, per poi posarsi delicatamente sul prato del parco.

Alcune andavano a finire sul fiume vicino, e per un po’ giocavano a galleggiare, altre rimanevano a terra a formare un tappeto bellissimo, dove a camminarci su si sentiva crack crack, e altre ancora venivano ammonticchiate più in là. Anche a lei sarebbe piaciuto lasciarsi andare, ma una paura folle la tratteneva. “Mi stacco o non mi stacco? E se poi vado a finire lontano, fra foglie che non conosco?” Pensava. Intanto era diventata tutta tremolante, ogni giorno guardava di sotto, ma non si decideva e indugiava nei ricordi.

Da giovane era stata vigorosa, era scampata perfino ad un violento temporale estivo. Ogni giorno si godeva le prime luci dorate dell’alba e il risveglio della natura, e poi il bel sole caldo. A volte le piaceva farsi dondolare da un leggero venticello rinfrescante. Osservava tutto, di sopra, di sotto, di lato, si muoveva continuamente: guardava gli uccelletti che costruivano pazientemente i nidi, e poi le mamme che covavano le uova, e ancora i papà che portavano i vermetti prima alla mamma, che non si poteva muovere, e poi ai piccoli quando nascevano e spalancavano le loro boccucce.

Per lei era un vero spasso guardare gli uccellini, ormai cresciutelli, quando spiccavano il primo volo: c’era sempre il più coraggioso di tutti che non ci pensava due volte a lanciarsi, e poi, il più pauroso che se ne stava lì ad osservare i suoi fratelli, fino a quando si convinceva a fare un saltino in un ramo vicino, e poi un altro un pochino più lontano, e poi, finalmente, si lasciava andare.

Sul tronco si arrampicava, a volte, un gatto nero, a caccia di uccellini. Per fortuna non arrivava fin lassù nel nido, e gli uccellini erano salvi. In estate era un brulichio di vita: c’era un andirivieni di formichine, lucertoline che scappavano di qua e di là, ragni che costruivano in un batter d’occhio grandi ragnatele, dove finivano imbrigliati grilli, mosche e quant’altro. Poi, c’erano anche dei bruchi, che prima mangiavano e mangiavano, fino a trasformarsi in bozzoli, e poi… puf! un bel giorno…venivano fuori delle sgargianti farfalle.

Non finiva di stupirsi di tanta bellezza. Se guardava in basso trovava i bambini che si rincorrevano nel parco, o che si nascondevano dietro il grande tronco. Aveva notato anche due innamorati, che arrivavano sempre alla stessa ora, tenendosi per mano, si sedevano giù, all’ombra, su una copertina, facevano uno spuntino, e poi si scambiavano baci e paroline dolci.

Poco più in là, dove c’era una panchina, veniva a sedersi un signore anziano con un bel cappello di paglia in testa, teneva un bastone in una mano e il giornale nell’altra, e stava ore seduto lì a leggere. Ogni tanto lo raggiungeva qualche amico e insieme commentavano le notizie del giorno. Infine, arrivava il tramonto infuocato e poi il silenzio della notte. Silenzio…si fa per dire… c’erano le allegre cicale, che con il loro frinire facevano le ore piccole e si divertivano al chiaro di luna.

Ora, invece, col primo freddo, sembravano tutti spariti e lei si sentiva tanto sola. Proprio mentre pensava al suo destino, una pallonata colpì il tronco. Fu un attimo.

La foglia tremolina si staccò e cadde, descrivendo una spirale nell’aria. Il bambino che era corso dietro al pallone, la notò perché era proprio molto bella, di un colore rosso-bruno, la raccolse e la conservò. Ora si trova al sicuro in un bellissimo album, insieme a tante altre foglie fortunate come lei. Le sue sorelle, invece, sono diventate nutrimento per il terreno, pronto per ospitare altre creature.

Perché, si sa, nessuna cosa muore davvero.

Paola Stella

Etichette: ,

Relativo a