Situazione molto singolare è quella che si è venuta a creare a Ragusa all’interno del Partito Democratico.
Lo stallo in cui versa la gestione politica del partito non lascia sperare nulla di buono, specie in un momento delicato come quello propedeutico alle prossime elezioni amministrative del 2018 in cui si dovrebbero pianificare le azioni e i programmi da mettere in campo per arrivare al governo della città.
Il 18 gennaio del 2017 è stato accolto dalla Commissione regionale di Garanzia il ricorso presentato dal primo Circolo “Peppe Tumino” e dal terzo circolo “Rinascita Democratica” avverso la legittimità dell’elezione di Gianni Battaglia come segretario dell’Unione comunale del PD, elezione che è avvenuta il 13 luglio del 2016, nonostante il primo circolo “Pippo Tumino” fosse stato estromesso per la questione del tesseramento e il terzo circolo “Rinascita democratica” avesse detto molto chiaramente che non sarebbe stato opportuno votare in assenza di un terzo dei componenti dell’assise, annunciando di fatto il proprio disimpegno.
Sono stati pertanto solo i componenti del secondo circolo a proclamare il segretario dell’Unione comunale del PD, anche se viene da chiedersi da quale unione sia scaturita questa nomina e quanto il personaggio eletto sia stato gradito a coloro che militano nel partito e al resto dei cittadini simpatizzanti.
Sta di fatto che, a seguito dell’accoglimento del ricorso, l’elezione del segretario dell’Unione Comunale di Ragusa Gianni Battaglia risulta nulla e, secondo la norma, dovrebbe avere luogo a Ragusa il commissariamento del partito.
In quella sentenza della Commissione Regionale di Garanzia (CRG) quattro sono i comuni ad essere commissariati, ma allo stato attuale si è avviato il commissariamento in tre Comuni, ma non a Ragusa. Risulta evidente che c’è parecchia confusione sulla vicenda, e urge fare chiarezza in merito.
Il dato oggettivo e inconfutabile è che il ricorso è stato accolto, ma nessuno ha parlato di Commissariamento, decisione che rimane strumento nelle mani del segretario regionale Fausto Raciti. Ma il segretario regionale ha deciso di non intervenire per Ragusa, mentre, come precedentemente detto, gli altri tre comuni dove si è verificata la stessa situazione, sono stati regolarmente commissariati.
E’ lampante che il segretario Raciti, lungi da assumersi la responsabilità politica che gli compete, non dimostra il comportamento “super partes” che dovrebbe tenere nel ruolo che riveste, ma si preoccupa prevalentemente di rappresentare solo la “sua area” di partito eludendo le aspettative delle altre.
Ma a parte questo, viene da chiedersi:”C’è bisogno di un commissariamento per capire che il Partito Democratico di Ragusa non può andare avanti così? C’è bisogno di un ricorso per rendersi conto che si deve intervenire a prescindere dallo stesso? Bisogna appellarsi alle sentenze dentro al PD oppure bisogna agire politicamente una volta per tutte e ricomporre un partito diviso che rischia di non avere nessuna credibilità quando si presenterà ai cittadini per chiedere il voto?”
Già si è assistito per diversi mesi alla presenza ombra di un segretario dell’unione comunale del PD che non ha mai rilasciato dichiarazioni contro l’amministrazione grillina, effettuando un’opposizione coerente con il suo ruolo, mentre ha fatto sentire la sua voce quando si è schierato contro il proprio gruppo consiliare chiedendo addirittura le dimissioni del capogruppo Mario D’Asta.
Sono queste le azioni che porteranno il PD di Ragusa ad ambire di raggiungere l’amministrazione della città? Cosa si spera di ottenere di positivo e vincente se permane questa paralisi? Oppure forse è più utile tenere il partito diviso perché così vuole l’ala sinistra del partito a livello provinciale e regionale?
Il fatto che i maggiori rappresentanti del partito non siano ancora riusciti a superare le frammentazioni e le contrapposizioni personali, esponendosi al rischio di perdere la faccia davanti ai Ragusani e impegnandosi solo nelle beghe interne, rileva purtroppo quello che è ed è stato il tallone di Achille di questo grande partito che avrebbe le carte in regola per ottenere il consenso della maggior parte della cittadinanza.
Se non cambia qualcosa in tempi rapidi, si rischia di vedere allontanarsi sempre di più questo importante traguardo, vanificando l’encomiabile lavoro di opposizione che hanno fatto i consiglieri comunali e consegnando le chiavi del palazzo a liste civiche o ad altre forze politiche più accorte e responsabili.
Comunque a breve avrà luogo il Congresso e quel momento di confronto a tutti i livelli che vedrebbe rinnovare tutti gli organismi dirigenti, potrebbe essere l’occasione giusta per fare chiarezza dentro il partito, anche a Ragusa.
Un PD pluralista, ma unito e coeso nei programmi e nelle mete da raggiungere, potrebbe giocarsi una partita vincente rimettendo al centro di tutto il futuro della città.
E’ innegabile che molti cittadini si aspettano segnali di unità e si chiedono, con una certa preoccupazione, se prevarrà il senso di responsabilità oppure la necessità di imporre i destini personali di qualcuno.
Angela Di Salvo