Postato in data 31 Agosto 2019 Da In Eventi

ECCO PERCHE’ LO STROMBOLI SPAVENTA IL MERIDIONE

Ne scrisse già Petrarca sul porto di Napoli devastato. Oggi, come settecento anni fa, il vulcano torna a far paura

Lo chiamano Iddu gli abitanti di Stromboli, quel vulcano che, alle 12.17 di mercoledì scorso, ha oscurato il sole di mezzogiorno con una nube di lapilli e cenere. Sono trascorsi 57 giorni dall’ultima, maxi eruzione registrata a Ginostra che ha ucciso l’escursionista Massimo Imbesi, colto di sorpresa sulle pendici del vulcano. Due giorni fa quella stessa paura si è rinnovata negli occhi e nella voce dei turisti atterriti dal boato e dalla cenere che avanzava lungo la Sciara del fuoco, la zona dove ricadono i prodotti chiroplastici e in cui l’attività eruttiva del vulcano lascia le tracce più evidenti: una cicatrice di magma su un lato della montagna che prosegue negli abissi, a circa duemila metri sotto il livello del mare.

“Stromboli non riguarda soltanto la parte subaerea, ma soprattutto qualla sottomarina” spiega Piergiorgio Scarlato, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, esperto di vulcani: “la Sciara del fuoco continua sott’acqua e dobbiamo tenerne conto quando si parla dei maremoti connessi”. Quest’ultima volta, le sirene antitsunami, installate nel 2002 e collegate alle boe di rilevazione di onde anomale, hanno invitato i bagnanti a lasciare le spiagge e correre verso i punti di raccolta. Gli abitanti dell’isola sono abituati ai “capricci” affannosi di Iddu, ma stavolta l’allerta riguarda il livello sottomarino, spesso non ravvisabile da terra eppure con potenziali effetti di una certa entità. Scarlato lavora a Stromboli e conosce bene l’attività eruttiva di quel vulcano che gli antichi Greci chiamavano “trottola”.

L’eruzione dello Stromboli vista dal mare lo scorso 28 agosto

Dott. Scarlato, cosa sta accadendo sull’isola?
“Le recenti eruzioni sullo Stromboli ricadono nell’usuale attività di un vulcano esplosivo in cui si alternano esplosioni ordinarie, caratterizzate da eventi a bassa energia, ad eruzioni più violente, intense. Nello specifico dello Stromboli, si registrano due tipi di eventi: le ‘esplosioni maggiori’ e i cosiddetti ‘parossismi’. Nella natura degli eventi parossistici, che avvengono in media ogni 5/6 anni, rientrano quelli del 3 luglio e del 28 agosto. Si tratta di eventi più rari, con l’emissione di magmi e gas che possono raggiungere i 3 e 4 chilometri d’altezza sopra il vulcano e la cui ricaduta può raggiungere il livello del mare”.

Questo cosa significa?
“Che in tali esplosioni il materiale chiroplastico non rimane confinato all’area sommitale del vulcano, ma si può avere un impatto anche a bassa quota, arrivando a interessare le infrastrutture e la popolazione che vive nei centri abitati”.

Qual è lo “stato di salute” del vulcano?
“A ora, non siamo in grado di prevedere anomalie o altre esplosioni. È indubbio che lo Stromboli stia vivendo una fase che non conoscevamo da quando l’isola è diventata una meta turistica. Ma, nello stesso tempo, questi eventi rientrano nella storia geologica del vulcano e non sono da vedere come anomalie”.

A quando risalgono le ultime eruzioni?
“I precedenti risalgono al 15 marzo 2007 e al 5 aprile 2003. Ed è normale che gli ultimi due eventi parossistici siano vicini. Per giunta, attualmente non c’è un cambio significativo nei segnali, anche se, dopo l’evento del 28, vi sono state delle esplosioni maggiori e continua ad esserci un’attività ordinaria molto forte che, presumibilmente, continuerà. Si registrano, invece, delle modificazioni dei crateri sommitali a causa delle esplosioni”.

In passato lo Stromboli è stato così attivo?
“Da quando v’è stato il boom turistico – dopo gli anni Cinquanta -, il vulcano si è stabilizzato su un’attività ordinaria che ha permesso la crescita dei flussi turistici nell’isola. Eppure in passato, tra 1900 e 1950, l’attività dello Stromboli era molto violenta. Adesso, invece, siamo tornati a una fase più vicina a quella precedente agli anni Cinquanta”.e scrisse già Petrarca sul porto di Napoli devastato. Oggi, come settecento anni fa, il vulcano torna a far paura.

 

Marco Greco (Interris)

 

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