Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur.
Mentre in Canada i Paesi del G7 cercano di ragionare, tuffandosi in interminabili sedute, il Medio Oriente è in fiamme. Iran e Israele si affrontano in un conflitto pericoloso che rischia di deflagrare in una terza guerra mondiale. Questa volta non si sa bene chi fomenta con la fredda logica della provocazione e conseguentemente chi aggredisce e chi è aggredito. L’ Iran che da tempo lavora al progetto atomico, vuole la bomba atomica, con l’uranio arricchito fino al 90%. A scopo militare dunque. Ha nel suo programma, nel suo DNA politico, il comandamento di annientare Israele. Da qui la giustificazione di Benjamin Netanyahu, per avere aperto questo altro fronte di guerra da aggiungere al genocidio di Gaza ancora aperto. Difesa preventiva riferisce. In queste logiche belliciste perverse non si riesce più a comprendere quale sia la volontà dei contendenti, quale sia la “giusta” causa, sempre se esiste. Ma non si potrebbe vivere tutti in buona pace, infatti come ripeteva Papa Francesco: “la guerra è una sconfitta per l’ intera umanità”. Lo stesso De Mita in epoca non sospetta aveva individuato nei “Sovranismi”, la causa della disgregazione a tutti i livelli. Europa compresa. La solita Europa pavida e divisa, incapace di adottare una condotta comune, in grado di esprimere una propria progettualità in questo G 7. Ogni giorno perciò dobbiamo aspettarci la guerra quotidiana, la cosiddetta guerra a pezzetti. Il mondo è diventato una polveriera senza controllo. I soggetti di tale scenario discutono in Canada, ma senza apprezzarsi reciprocamente, perché ognuno vorrebbe vedere nell’altro un alleato ma lo teme come traditore. Trump il più imprevedibile propone Putin come “mediatore di pace” tra Israele e Iran, dopo essersi lamentato che i Sette non lo abbiano invitato al loro conciliabolo. Mi chiedo: “Ma Trump ci fa o c’è?”.
Dott. Paolo Caruso