Ora che a Madrid si sono spenti i riflettori sulla conferenza mondiale sul clima (COP 25) organizzata dalle nazioni unite per provare a ridurre l’utilizzo graduale dei fossili e a limitare la crescita della temperatura media globale entro i due gradi a fine secolo, resta la sensazione che poco o nulla si sia fatto di concreto per la salvaguardia del pianeta. Un’altra occasione mancata!
Un nulla di fatto quasi annunciato, dove vaghe promesse anche roboanti hanno scandito le giornate madrilene, e i rappresentanti delle nazioni hanno mostrato il loro volto, piegati come sono agli interessi delle lobby e agli egoismi nazionali, evidenziando la miopia politica e l’avidità economica che li contraddistingue, non comprendendo i reali rischi di un pianeta avviato verso la distruzione.
Di Madrid resterà solo il ricordo dei cortei, gli slanci e la rabbia dei tanti giovani che insieme all’attivista svedese Greta Thunberg hanno riempito di colori con le loro bandiere e i loro striscioni le vie della capitale, tenendo alta l’attenzione sullo stato di emergenza del pianeta.
Il passo tenuto sui cambiamenti climatici dai rappresentanti dei diversi paesi è particolarmente lento e non paragonabile a quello più veloce e più dirompente tenuto dagli stravolgimenti che minacciano pericolosamente ghiacciai, foreste biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute di milioni di persone. Se gli allarmi lanciati dagli scienziati resteranno ancora inascoltati, se i governanti saranno ciechi e sordi, e se i temi del clima, dell’ambiente, della riconversione energetica resteranno problemi secondari, allora veramente le emergenze planetarie si avvieranno verso un punto di non ritorno.
La crisi climatica da un lato porterà ad un innalzamento della temperatura di 3,2 gradi entro la fine del secolo con scenari non certo rosei per l’intera umanità con il rischio reale del proliferare di eventi estremi, scioglimento dei ghiacciai e delle calotte della Groenlandia e dell’Antartide con conseguente innalzamento del livello del mare e milioni di chilometri quadrati di aree costiere sommerse, dall’altro lato porterà un aumento della frequenza e della intensità degli incendi boschivi con la conseguente deforestazione di vasti territori del pianeta. Accumulare energia solare è la sfida del terzo millennio, ed è quella che può salvare veramente il pianeta.
Il naturale passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili, l’assoluta necessità di realizzare sistemi di accumulo di imponenti quantità di energia in grado di soddisfare differenti esigenze sarà la scommessa vincente per l’intera umanità.
Paolo Caruso