La Calabria come altre regioni depresse del sud è affetta dalla cosiddetta ” Sindrome di Stoccolma “. Infatti al momento di esprimere il voto, il popolo affamato di lavoro, di giustizia, di meritocrazia, e privo di infrastrutture, scuole, ospedali, sta dalla parte del suo “carceriere”, ovvero dalla parte di coloro che con il clientelismo più bieco, e per i propri interessi, ” rubano ” la dignità a tanti cittadini onesti e spengono ogni speranza alle future generazioni. In Calabria più che altrove il dissenso e la capacità di incidere nelle scelte non appartiene al popolo, infatti forze occulte attraversano con i loro sussurri la politica, parte della borghesia imprenditoriale e rendono sterili le giuste aspirazioni della società civile. C’è un Potere che non si vede ma che in questi territori si respira ovunque. Anche in Calabria, come del resto nelle Marche, il test elettorale ci parla dello svilimento della democrazia nel nostro Paese, infatti qui sono andati al voto appena il 43,14% degli aventi diritto, un punto percentuale in meno (44,36%) rispetto alle consultazioni regionali del 2021. Al netto della forte emigrazione presente in questa regione, di certo i partiti non ne escono proprio bene. Un’altra competizione elettorale che va agli archivi con percentuali ridotte di votanti e che indica nel centrodestra, con uno scarto notevole di oltre 15 punti percentuali, la coalizione che dovrà governare la regione presieduta dall’ uscente forzista Roberto Occhiuto. Dopo una campagna elettorale esasperata anche da motivazioni giudiziarie i partiti, spenta la kermesse, entrano nel merito dell’ esito della competizione ma come avviene ormai da tempo sorvolano su un dato molto grave, l’alta percentuale di astenuti. Infatti la percentuale degli astenuti di quasi il 60% in Calabria e del 50% nelle Marche evidenzia inequivocabilmente la sofferenza della democrazia in Italia e lo scollamento esistente tra la politica e la società. I Partiti hanno perso da tempo la loro funzione e non riescono più ad attrarre i cittadini al seggio elettorale. Il regime “democratico” nella cosiddetta prima repubblica era di assoluta pertinenza dei Partiti che, fino alla fine del secolo scorso, si confrontavano in dibattiti accessi e di particolare interesse. Oggi altra cosa è la contrapposizione destra/sinistra che passa da programmi notoriamente non realizzabili a contese poco attrattive per gli interessi della gente. Il risultato più clamoroso, e costantemente in crescita, è dato dall’astensionismo. Di quelli che, demotivati per qualsiasi ragione, non vedono l’utilità di recarsi al seggio elettorale. Specie tra i giovani passa sempre più l’idea che non valga la pena votare, considerando la poca affidabilità dei partiti e la mancanza di credibilità della maggior parte dei candidati anche se di opposti schieramenti. È così…. che la fiducia viene sempre meno!
Destra e Sinistra rappresentano in effetti due facce della stessa medaglia, la medaglia di un sistema perverso che è responsabile del furto del futuro alle nuove generazioni. La mancanza di un impegno costante della politica per migliorare concretamente i bisogni delle comunità, i servizi essenziali, sanità e scuola, porta a una progressiva disaffezione da parte del cittadino elettore. In questa nostra Italia “del governo del Fare” rimane tutto immobile in mano ai soliti “dinosauri” della politica, mentre ai cittadini, perduta ogni speranza, non resta altro che adottare erroneamente la linea dell’astensione. La Politica non può arroccarsi all’ interno del “Palazzo”, ne va della democrazia, lo stesso titolo v che ha dato le competenze sulla sanità alle regioni non può essere motivo di scelte clientelari o motivo di arricchimento del singolo. “La politica, sosteneva Aristotele, è l’arte più nobile per la convivenza e per la ricerca del bene comune, non può presentarsi sporca, inquinata da interessi privati che vengono anteposti a quelli della comunità”. Infatti solo con la riscoperta di un nuovo modo di fare politica, di una politica sempre più vicina alla gente, si potrà assistere nel tempo ad una inversione di tendenza, il venir meno dell’astensionismo, vero tarlo della democrazia.
Dott. Paolo Caruso