Postato in data 12 Gennaio 2019 Da In Fatti

IL SISTEMA DELLE CELLULE, DA 30 ANNI PRESENTI A RAGUSA

È il 1988, siamo a Rimini. Padre Salvatore Tumino sta partecipando ad un grande raduno del Rinnovamento e sente parlare don Pigi Perini: parla di un nuovo sistema di preghiera e di evangelizzazione definito ‘Cellule’. Ne resta fulminato. Si informa su don Pigi e da lì a poco va a trovarlo a Milano, presso la basilica di sant’Eustorgio, là dove don Pigi opera e dove ha dato vita ad un gruppo di Cellule.

Don Salvatore è un tipo tutto fuoco, che non tergiversa, sia per proprio temperamento sia perché – come diceva spesso – “Il mondo brucia e non possiamo perdere tempo: dobbiamo correre ad aiutare!”. Nel giro di pochissimi mesi parla col Vescovo (mons. Angelo Rizzo) e col responsabile della parrocchia in cui è cresciuto, fa discernimento con giorni di ritiro personale presso i padri cappuccini di Modica, di cui si fida molto, chiama a raccolta alcuni suoi amici ed ex compagni di scuola e li invia a partecipare a corsi di preparazione e – soprattutto – chiede preghiere e prega. Sorgono così anche a Ragusa le Cellule di Evangelizzazione che però, contrariamente a quanto avviene altrove, non hanno uno spettro parrocchiale ma diocesano.

Infaticabile (nonostante le sue tante sofferenze fisiche, che in pochi anni lo porteranno alla morte), don Salvatore gira l’Italia e tanti altri Paesi fino a Cuba, al Madagascar, all’URSS per diffondere questo sistema consistente nella riproduzione dello stile di vita entusiastico e fervoroso dei primi cristiani: riunirsi in casa e qui condividere le cose belle che il Signore ha fatto nella vita di ognuno in quella settimana. Lo scopo è vedere la presenza di Dio sempre in ogni istante della giornata, imparare a dialogare con Lui, affidarglisi sempre e servirlo nei fratelli. Pregare per fare e pregare è già fare: “Se preghi non è che non fai niente, anzi fai la cosa più importante, la migliore: chiami in aiuto l’unico che può davvero aiutarti”. “Ti arriva una brutta notizia? Non disperarti, non ti arrovellare a pensare cosa fare e che decisione prendere: prega, prega, prega e il Signore ti suggerirà”. Sembra di sentirla la sua voce, registrata e riascoltata tante volte!

“Se un ricordo ti tormenta, chiediti dove era Dio nel momento in cui tu allora hai sofferto tanto e, nella preghiera, lo vedrai: riconoscerai la sua presenza e il suo aiuto e allora troverai la pace”. La preghiera fonte di vita è infatti uno dei suoi tanti splendidi libri, fatti per evangelizzare, scritti con parole semplici ed efficaci per raggiungere tutti, ma proprio tutti.

L’incontro di Cellula continua con l’invocazione allo Spirito Santo cui segue l’ascolto di un insegnamento e la condivisione delle risonanze che esso può generare, per finire con preghiere di affidamento. Un incontro breve (un’ora circa), che fa sentire famiglia persone che non si conoscevano e che si sentono ‘magicamente’ accomunati dal pregare insieme.

Leader (impropriamente, per una terminologia mutuata dal mondo anglosassone) si definisce chi coordina l’incontro. Il suo compito però non si esaurisce affatto in questo, ma consiste nel seguire la crescita dei cellulini, nel mettersi a disposizione per le loro necessità e soprattutto nell’impegno alla preghiera con loro e per loro e nel coltivare in loro l’attitudine al servizio.

Dietro tutto ciò una rete di fervore, un’organizzazione che coordina i vari leader e che, a propria volta, se ne prende cura, che organizza corsi di approfondimento teologico e pastorale, che prepara nuovi leader e che – ancora una volta – si impegna con tutte le proprie forze a pregare per tutti. È un modo di realizzare quello che viene chiamato ‘il grande mandato’, la missione affidata da Gesù ai discepoli prima di ritornare al Padre: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). La partecipazione avviene per ‘contagio’, in applicazione dell’evangelico “venite e vedete”.

La cosa che mi ha colpito di più la prima volta che ho partecipato ad un incontro di cellula è stato il clima di entusiasmo, di leggerezza eppure di energia che ho avvertito: familiarità, senso della scoperta di un segreto bello racchiuso nell’esistenza, che è l’amore di Dio. Niente che il Vangelo non contenesse già e che non fosse già ripetuto giornalmente dalla Chiesa, ma è il vederlo realizzato così radicalmente in un’esperienza viva che cattura e trascina e fa venir voglia di diffondere ad altri, di ‘gridare sui tetti’ la Buona Notizia.

Una perla speciale del movimento delle Cellule a Ragusa è stata l’aver dato vita, secondo il desiderio di don Salvatore, all’adorazione perpetua presso la chiesetta di san Vito, dove a turni migliaia di persone si avvicendano perché questo faro di luce, questo presidio di fede non conosca pause. “Se vuoi stare in piedi devi stare in ginocchio” – diceva infatti don Salvatore – e un luogo di adorazione è a questo che invita.

Don Salvatore è andato ad abbracciare il suo Gesù il 29 maggio del 2002 e ‘casualmente’ proprio il 29 maggio di qualche anno dopo è stato firmato il documento pontificio che riconosceva le Cellule come metodo di evangelizzazione e di preghiera della Chiesa cattolica: una di quelle che lui definiva ‘le eleganti coincidenze divine’. Al suo ultimo libro, dettato durante gli ultimi giorni di vita, quando non aveva più nemmeno la forza di tenere in mano una penna, ha dato un titolo che dice tutto: La gioia.

Agata Pisana

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