Secondo lo studio citato dal Financial Times, le esportazioni del colosso russo dell’energia verso l’Europa raggiungeranno una media di 50-75 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2035, appena un terzo dei livelli prebellici
L’aggressione russa all’Ucraina a cui è seguito lo stop parziale dell’import in Europa del gas russo e le sanzioni Occidentali stanno mettendo in grande difficoltà il settore energetico russo che era, prima della guerra, la fonte maggiore di entrate di Mosca. Ci vorrà almeno un decennio perché Gazprom recuperi i ricavi venuti meno dalla vendita di gas all’Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Lo scrive il Financial Times che cita un rapporto commissionato dalla stessa azienda russa. Secondo lo studio, le esportazioni di Gazprom verso l’Europa raggiungeranno una media di 50-75 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2035, appena un terzo dei livelli prebellici.
Sebbene Gazprom speri che un nuovo gasdotto verso la Cina (Power of Siberia 2, ndr) possa contribuire a compensare la perdita dei volumi di esportazioni europee, la sua capacità sarà di soli 50 miliardi di metri cubi all’anno e i prezzi di vendita del gas a Pechino sono molto più bassi rispetto a quelli europei. Inoltre l’infrastruttura deve ancora essere realizzata. La Cina sta esercitando pressioni su Mosca affinché si pieghi alle proprie condizioni di prezzo alla luce dell’isolamento internazionale russo dopo l’invasione dell’Ucraina. Le negoziazioni tra i due Paesi per l’accordo sul gasdotto hanno subito un brusco arresto a causa di divergenze significative sui termini contrattuali. Sempre secondo il Financial Times, Mosca accusa Pechino di avanzare richieste considerate “irragionevoli”, riguardanti sia i livelli di prezzo che le quantità di gas da acquistare.
Il rapporto di 151 pagine, commissionato dal management dell’azienda e scritto alla fine dello scorso anno, dimostra come le sanzioni occidentali imposte in risposta alla guerra della Russia abbiano danneggiato Gazprom e il settore energetico russo. Da quando il rapporto è stato presentato, alla fine dello scorso anno, la situazione di Gazprom è ulteriormente peggiorata con il gruppo che ha registrato una perdita di 6,9 miliardi di dollari nel 2023.
“Il problema fondamentale che ha” Gazprom “è che la maggior parte dei ricavi provenivano dall’Europa. Quelli sono andati perduti e il gas che doveva andare in Europa non può andare in nessun altro buon mercato”, ha detto Craig Kennedy, studioso ad Harvard ed ex vicepresidente della Bank of America. Il rapporto stima che le esportazioni di Gnl della Russia aumenteranno a 98,8-125,8 miliardi di metri cubi nel 2035 da 40,8 miliardi di metri cubi nel 2020, e rappresenteranno circa la metà delle esportazioni totali di gas, aumentando l’influenza di Novatek, il maggior produttore di Gnl russo, e di altre aziende energetiche.
Per mantenere la sua posizione dominante nel mercato interno del gas, Gazprom dovrà sfruttare il suo monopolio sulle infrastrutture di transito del gas e chiedere un trattamento preferenziale al Cremlino, afferma il rapporto. Secondo il rapporto, Gazprom perderà comunque quote di mercato a favore di Novatek o sarà costretta a utilizzare la sua infrastruttura Gnl.
“La cosa logica da fare per Mosca è unire le forze dei due” gruppi, ha detto Kennedy.
“Gazprom ha un portafoglio molto piu’ upstream mentre Novatek ha la tecnologia e il know-how sul lato Gnl”.
Gli autori del rapporto sottolineano che il Gnl potrebbe essere una fonte più affidabile di entrate da esportazioni per la Russia perché viene trasportato su navi, piuttosto che su gasdotti, ed è più difficile da tracciare. Costruire terminali Gnl sulla costa orientale della Russia, scrivono gli autori, potrebbe diversificare le esportazioni indirizzandole non solo in Cina e ridurre la dipendenza che ha consentito a Pechino di imporre il prezzo pagato per il gas.
Ma Gazprom farebbe comunque fatica ad aumentare la propria capacità di esportazione se la Russia non riuscirà a porre fine alla sua dipendenza dalle turbine progettate in Occidente, che vengono utilizzate per la generazione e la compressione di elettricità e lo spostamento del gas. Il ministero dell’Energia russo prevede che le aziende saranno in grado di riparare le turbine prodotte negli Stati Uniti entro il prossimo anno. Per questo motivo, Mosca potrebbe essere costretta a mettere fuori servizio o a chiudere le centrali elettriche in tutto il paese se non dovesse riuscire a produrre un’alternativa a livello nazionale, avverte il rapporto. Ma un programma per costruire turbine a gas a livello nazionale costerebbe almeno 100 miliardi di rubli e richiederebbe almeno cinque anni, evidenzia sempre il rapporto, aggiungendo che Gazprom avrebbe difficoltà a finanziare il suo programma di investimenti senza un aumento significativo delle entrate.
FONTE – AGI
Giandomenico Serrao