Sicuramente ci dovevano essere delle stazioni di sosta, probabilmente conducevano in quei centri che nessuno è riuscito ad individuare perché completamente distrutti; i percorsi individuati porteranno dunque a delle nuove scoperte di rilevanza fondamentale per l’archeologia arcaica del territorio. Giovanni Antoci, avendo scoperto queste vie di comunicazione, ne ha rilevato i punti e la direzione su carta topografica, segnalando il tutto alle autorità competenti. Interessante l’ipotesi di tracciato di una diramazione della Via Selinuntina, che sale dall’Irminio ad Hybla dal lato sud-est,e si sviluppa lungo il lato sud dell’arcaico abitato.
La suddetta Via risale sull’altopiano fino a lambire l’odierna strada provinciale Ragusa-Santacroce, per poi biforcarsi nelle due direzioni: verso Kamarina e verso Caucana. Importante è l’attraversamento della località “Cento Pozzi”, fonte di approvvigionamento essenziale dei “motori del tempo”, gli animali, con il prezioso liquido raccolto nelle tante cisterne d’acqua. “Gli animali al traino dopo aver risalito di centinaia di metri di dislivello dalle città marinare – spiega Antoci – si trovavano allo stremo delle forze lungo il tratto in pianura dell’altopiano. Viceversa dalla direzione di Hybla dovevano superare un ripido, accidentato e faticoso percorso con un enorme dispendio di energie.
Su detta via Selinuntina confluiscono carraie secondaria da varie direzioni, con un traffico veicolare e pedonale tale da giustificare le 6/8 carraie parallele negli spazi pianeggianti ed in piano del tracciato. Nei punti più impervi ed accidentati, o nelle “strozzature” orografiche del percorso, le carraie si riducevano ad un massimo di due (ove consentito). Tale traffico veicolare, riusciva nel tempo ad incidere la roccia madre del fondo stradale anche di 40/60 cm. In alcuni tratti si doveva cambiare percorso, (binario) o “limare” la roccia asportando la parte centrale, onde evitare il danneggiamento dei carri. Nei secoli successivi, l’economia estrattiva dei conci calcarei veniva iniziata lungo i “binari” incassati delle carraie (vedi Eloro, Noto, Ispica ecc)”.
Si è auspicato, alla fine del convegno, seguito da un fervido dibattito, il completamento di questo studio anche attraverso le segnalazioni di privati cittadini e di gruppi di volontari, delle tante carraie di cui ancora non si conosce la sede e infine la realizzazione di una mappa che permetta quindi di individuare l’”anello o gli anelli” mancanti della “catena” che Italo Calvino potrebbe definire “Le città invisibili”!