Postato in data 19 Novembre 2022 Da In Soldi

CALANO I PREZZI DELLE MATERIE PRIME, MA IMPORTARLE COSTA 80 MILIARDI IN PIU’

Rispetto al periodo pre Covid i rincari sono del 25,7 per cento per metalli e minerali e raddoppiati per gli energetici. L’Ufficio studi della Cgia analizza l’andamento dei prezzi e il loro impatto sull’economia

Sebbene negli ultimi mesi i prezzi delle materie prime siano in calo, l’importazione di questi prodotti potrebbe costare quest’anno al sistema Paese almeno 80 miliardi di euro in più rispetto al periodo pre Covid. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia. I prezzi dei metalli e dei minerali, ad esempio, in questi ultimi tre anni sono rincarati mediamente del 25,7 per cento; quelli energetici, invece, sono raddoppiati (+101,3 per cento).

Va tuttavia segnalato che tra gli energetici l’aumento del prezzo del carbone è stato del 463,3 per cento e del gas naturale addirittura del 671,6 per cento. Più contenuti, invece, i rincari registrati dal ferro (+4,6 per cento), dallo stagno (+16,8 per cento), dallo zinco (+21 per cento), dal nickel (+29,3 per cento), dall’alluminio (+30,7 per cento), dal rame (+32,9 per cento) e dal petrolio (+57,7 per cento).

Rispetto al 2019 tra le materie prime prese in esame dalla Cgia su dati della Banca Mondiale solo il piombo ha subito una diminuzione del prezzo dell’8,4 per cento. A partire da febbraio del 2020 (con l’avvento del Covid-19 e la conseguente riduzione della domanda mondiale) si è assistito ad una flessione dei prezzi (più marcata per l’energia) che culmina nell’aprile del 2020.

Da maggio 2020, invece, si registra una escalation tendenziale degli indici dei due gruppi che prende sempre più forma nei mesi successivi a seguito della ripresa economica mondiale. Questo trend, infine, si è interrotto, significativamente, solo ad aprile 2022 per i metalli e a settembre 2022 per l’energia.

Nel 2019, il prezzo dei 2 gruppi di commodity , annota la Cgia, risultava ben al di sotto dei livelli medi del 2010 in quanto dopo la crisi del 2009 si è assistito (come accade solitamente dopo una forte recessione) ad un aumento progressivo dei livelli dei prezzi che ha azzerato del tutto le diminuzioni verificatesi nel periodo della recessione e ha riportato i prezzi su livelli superiori a quelli pre-crisi (2008).

Un focus riguarda i metalli: l’indice dei prezzi del mese di ottobre 2022 risulta di poco inferiore rispetto al dato medio del lontano 2010. Mentre nonostante il sensibile calo degli ultimi mesi, i prezzi dell’energia rimangono invece su livelli molto alti che, come dicevamo più sopra, in ottobre 2022 erano doppi rispetto allo stesso periodo del 2019.

Nella sua analisi la Cgia sottolina come ad aver spinto all’insù i prezzi delle materie prime ha concorso anche il costo dei noli marittimi dei container che sebbene nell’ultimo anno abbia subito una contrazione media del 68 per cento, rispetto all’avvento della pandemia è cresciuto del 170 per cento.

Va ricordato che il 90 per cento circa del trasporto internazionale di merci viaggia per mare e un ruolo determinante nel trasporto container è tenuto dai paesi dell’estremo oriente. La Cina, ad esempio, con 14 porti nella top 20 generale controlla oltre il 54 per cento della quota di mercato mondiale.

REDAZIONE

FONTE AGI- Andrea Managò

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