Postato in data 8 Luglio 2024 Da In Politica

AEROPORTO INTERNAZIONALE DI MILANO “SILVIO BERLUSCONI” di Paolo Caruso

Il noto fancazzista, il cazzaro verde per antonomasia, non trovando altro di interessante e di costruttivo per il Paese, essendosi adombrato un pò il progetto del ponte sullo Stretto, nelle sue cicliche masturbazioni mononeuronali sfodera la brillante idea di intitolare l’aeroporto internazionale di Milano Malpensa a Silvio Berlusconi. “Parce sepulto” si disse il 12 giugno dello scorso anno, apprendendo della sua morte. A quanto pare l’intraprendente Salvini ci fa ricredere. Non più “Malpensa” ma a “Silvio Berlusconi” sarà intitolato l’aeroporto internazionale di Milano.

Le motivazioni? Perché il mondo non dimentichi lo “statista”. A provocazione, ci si chiede perché non reintestare l’aeroporto di Palermo Falcone e Borsellino a Totò Riina o a qualche suo compare? Anch’ egli ha fatto parlare di sé e di noi Siciliani l’intero Pianeta, come d’altronde Berlusconi per i suoi “bunga-bunga”. Il cosiddetto Caimano di Arcore piuttosto sarebbe stato opportuno ricordarlo per la sua sua poca eticità, per i tanti processi andati in prescrizione, i molteplici episodi di corruzione e infine la condanna definitiva per frode fiscale e la decadenza dal seggio senatoriale. Lungi da me dall’eguagliare i due, ma sicuramente entrambi per diverse ed ovvie ragioni non esportabili come esempi di personaggi che fanno onore alla Nazione. Del resto cosa dire a chi chiederà conto della sua vita privata, delle Olgettine, della sua condotta poco trasparente, dell’essere stato il barzellettiere spesso inopportuno, l’imprenditore politico rapace fuori da ogni schema tradizionale. Si domanderà allora che Statista sia stato questo Berlusconi premier visto il suo curriculum più da viveur e da corruttore seriale che da grande ispiratore di riforme sostanziali se non quelle ad personam? Volitivo a restare sulla cresta dell’onda da “primus inter omnes” a calcare sempre la scena politica internazionale.

Nota la sua amicizia con Putin, che, alla sua morte, non gli fece mancare, in piena guerra con l’Ucraina e con l’Occidente, la corona di fiori. Silvio era intrepido, e temerario da sfidare l’impossibile. Non badava a mezzi, anzi di tutti si serviva per i suoi obiettivi. Il campionario delle sue amicizie varia in modo monotematico da Vittorio Mangano a Marcello Dell’Utri. Machiavellico più di Andreotti. Ma soprattutto tormentato fu il suo non limpido rapporto con la giustizia e la prima legge che fece approvare dalle tante e dai tanti deputati, fatti eleggere al Parlamento e al Senato, fu scandalosamente a favore dei suoi “falsi in bilancio”. Più ridicola e mendace, fu quella che “Ruby rubacuore, era la nipote di Moubarack”. Fu prigioniero delle fantesche, e “il drago cui immolarle”, come scrisse la sua seconda moglie Veronica Lario. Continuo fu il suo braccio di ferro con i magistrati, mentre in tribunale pagava la pletora di avvocati per difendere l’indifendibile, come per le testimonianze delle “Olgettine” in vergognosi processi. Quando i turisti, in ogni aeroporto del mondo, leggeranno sul display il suo nome, se non sanno, chiederanno chi sia stato. Ci dica Salvini come rispondere, perciò, aggiunga, a vantaggio degli imbarazzati, una didascalia esplicativa. Delpini, il vescovo di Milano, si arrampicava sugli specchi ai suoi funerali nel duomo, con un funambolico discorso che ne evidenziava l’imbarazzo.

Cosa ne pensa l’Europa che, nel discorso da lui tenuto per l’insediamento dell’Italia alla presidenza del semestre nel 2002, restò inorridita per l’insulto a Shültz, avversario politico, da lui identificato come “kapò” degno di figurare in un film su Auschwitz? Per pietà cristiana, chiedo a Salvini e chi lo governa, di evitare che l’altra metà del mondo che non lo approvava, non sia obbligata a doverlo ricordare, suo malgrado. Se l’invito a soprassedere cadrà nel vuoto, ci faccia sapere se il prossimo aeroporto da intitolare, non sia più corretto destinarlo a Mussolini. Anch’egli certamente rappresenta, almeno metà di Italia meritevole, e perciò di lui nostalgica!

Dott. Paolo Caruso

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