Postato in data 15 Luglio 2018 Da In Fatti

AEROPORTO DI COMISO. LE BUONE INTENZIONI NON BASTANO. NECESSARIA UNA DISCONTINUITÀ. IL RUOLO IMPRESCINDIBILE DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE. I COMUNI SI APRANO ALLE PARTI SOCIALI

La crisi quasi irreversibile  dello scalo aeroportuale di Comiso nasce da lontano e rappresenta l’ennesimo fallimento in materia di infrastrutture per la provincia di Ragusa penalizzata ad assistere impotente al proprio declino, se non tutti insieme non reagiamo a questo paradossale stato di cose.

Quello che prima rappresentava un modello come sistema produttivo in tutta la Sicilia ed il meridione d’Italia, oggi sembra essere il nuovo paradigma capovolto dei territori in crisi occupazionale, infrastrutturale, agricola ed industriale. L’impoverimento di questa provincia ormai quasi sempre all’ultimo posto nei diversi indicatori socio-economici, necessita una seria riflessione a tutti i livelli.

La vicenda dell’aeroporto “Pio La Torre” di Comiso è emblematica di uno stato di cose che non funzionano, che annegano nell’inerzia, nonostante le grandi potenzialità e le positive ricadute in tutto il tessuto economico e sociale del territorio. Potenzialità e ricadute non sono termini teorici che emergono da analisi fatte su modelli astratti.

Lo scalo di Comiso ha avuto una stagione moto positiva all’inizio che ha dato modo a tutti di constatare le reali potenzialità di questa infrastruttura. Dopo la fine di una buona parte del sostegno pubblico tutto è arretrato fino al quasi totale spegnimento che rischia di far chiudere lo scalo, con gravi ripercussioni a partire dai lavoratori occupati in tutto il sito.

La scelta di procedere verso l’affitto di “ramo d’azienda” con le rispettive manifestazioni d’interesse da parte di diversi soggetti tra i quali Sac, fa aprire uno spiraglio di speranze affinché la società di gestione riprenda a respirare con l’arrivo di liquidità.

Tutto questo servirebbe ad evitare l’imminente chiusura dello scalo di Comiso, cosa molto importante e prioritaria, ma non è la risoluzione a tutti i problemi. In questi ultimi giorni sono accadute alcune cose positive; pare che il tema del sistema aeroportuale siciliano sia entrato con forza in agenda.

Ora tocca lavorare per un progetto di uscita dalla crisi attuale con l’impegno delle Istituzioni, a partire dal governo regionale, nazionale, e degli enti pubblici coinvolti a vario titolo nella gestione degli aeroporti: in primis le Camere di Commercio e i Comuni.

Una discussione seria significa partire dalla consapevolezza che c’è bisogno di discontinuità rispetto al passato da parte dei molti soggetti interessati. L’ammissione dell’Ad di Sac Torrisi rilasciata il 14 luglio 2018 al TG3 Sicilia conferma questa necessità, in quanto lui stesso ammette che Sac ha fatto poco per incentivare le compagnie  di volo ad andare verso Comiso aggiungendo che ciò rientra nell’interesse di Sac.

Quindi discontinuità a partire dalla necessità di rilanciare la gestione attraverso il coinvolgimento di professionalità ad altissima specializzazione in materia, ed in questo gli Enti interessati, a partire dalle Camere di Commercio, devono fare la propria parte.

La Regione Sicilia, in virtù dell’ampia autonomia derivante dallo Statuto in materia di infrastrutture, deve avere un ruolo nella gestione di una nuova idea di rete aeroportuale siciliana. Il Presidente Musumeci parla di due società con gli aeroporti in rete attorno a Palermo e Catania, forse ne basterebbe una sola a livello regionale, quel che conta è avere chiaro un progetto in grado di dare le dovute soluzioni ai problemi attuali, soprattutto degli aeroporti minori.

Serve un piano che ponga la Sicilia al centro di grandi rotte nazionali ed internazionali per incentivare i flussi turistici, e contemporaneamente un piano per la mobilità dei siciliani verso le grandi città italiane ed europee. La mobilità dei Siciliani negli ultimi anni ha subito un duro colpo in termini di riduzioni  di collegamenti e aumento dei costi.

Per i siciliani è sempre più difficile spostarsi verso “il continente” perché mancano le strade, le autostrade  e i collegamenti ferroviari. Non è possibile,  nell’era in cui le merci viaggiano rapidissimamente da continente in continente, superando tutte le barriere infrastrutturali, mentre ci sono ancora in Europa persone che vivono un gap enorme in termini di mobilità, per questo è urgente lavorare per il reperimento dei fondi destinati alla continuità territoriale.

Altro aspetto importante nel progetto di rilancio dello scalo di Comiso deve riguardare i Comuni iblei affinché assumano un ruolo operativo, consapevoli che i benefici di un buon funzionamento di questa struttura ricadono su tutti i cittadini del territorio in termini economici e sociali.

Per questo occorre aprire un confronto tra i Comuni e le parti sociali per elaborare un progetto di collaborazione operativa tra questi e l’Aeroporto “Pio La Torre”, ed avviare una discussione sulle diverse peculiarità in termini di offerta turistica e culturale, enogastronomica e di tutte le altre eccellenze a livello produttivo del territorio.

La Cgil da tempo  è impegnata in questa direzione, nella consapevolezza che il superamento della crisi e la creazione di nuovi posti di lavoro possono derivare solo dall’elaborazione di un possibile  nuovo modello di sviluppo territoriale. Un modello che guardi al futuro mettendo insieme tutte le diverse declinazioni del nostro sistema produttivo, in un ottica di piena sostenibilità ambientale e sociale.

Lo sviluppo delle infrastrutture per far crescere l’agricoltura, il turismo e l’industria. Mettendo insieme tutti questi elementi è possibile trovare una strada per il futuro dell’AEROPORTO “Pio La Torre” di Comiso e probabilmente per l’intera provincia ragusana che potrebbe ritornare ad essere modello di sviluppo grazie alla combinazione in modo sistemico di tutte le diverse vivacità economiche che detiene storicamente al proprio interno.

 

La Redazione 

 

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