Postato in data 18 Marzo 2024 Da In Società

ZAR PER SEMPRE

Con un voto plebiscitario, Putin incassa l’88% e si accaparra il trono di Russia fino al 2030, poi chi vivrà vedrà…. Democratiche elezioni senza democrazia come avvengono in tanti altri Paesi del mondo con risultati analoghi come in Bielorussia, Corea del nord, Siria, Egitto ecc. e senza che nessuno per questo gridi allo scandalo. Una competizione elettorale quella russa taroccata, un voto senza rivali, contrassegnata da candidati di contorno probabilmente scelti dallo stesso regime che si sono fermati al 3%. Del resto come in tutte le “Democrature” del mondo in Russia viene a mancare una vera dialettica politica e una sana contrapposizione su temi ideali e di programma. Non è ammessa la libertà di opinione contraria e alternativa ma tutto viene racchiuso nel rigido recinto del Potere. Tutti i competitor, Navalny in testa, vengono fatti fuori o racchiusi in penitenziari di massima sicurezza e sottoposti a torture. Eliminazione fisica da metodi staliniani. Nella Russia putiniana di oggi, le urne trasparenti e le schede ivi immesse non piegate visibili a tutti e dall’esito scontato, dimostrano il controllo sistematico del voto anche grazie allo sguardo attento della polizia all’interno dei seggi elettorali, pronta ad intervenire con azioni repressive nei confronti di eventuali dissidenti. Una vera farsa condita da grande ipocrisia mostrata ai governi occidentali che d’altra parte non risultano immuni da pecche come nella gestione del caso “Assange”. Putin, come Napoleone Bonaparte autoincoronatosi imperatore, da “Zar” può ora continuare a sfidare il mondo da un podio che con il successo elettorale farlocco lo ha reso più forte. E’ stato sempre il suo sogno, il sogno della nuova “Grande Russia” già da quando ricopriva il ruolo di funzionario dell’intelligence del KGB. La società russa appare poco permeabile alle sollecitazioni dell’occidente e non prova ad aprirsi ai popoli, con la mediazione facilitata dagli undici fusi orari su cui si estende e perciò capace di abbracciare l’Oriente e l’Occidente, per una pacificazione universale. Putin sta sciupando l’opportunità datagli dalla Storia. Le Nazioni sono ad un impasse, “chiudere o aprire uno scenario bellico più esplosivo dalle sorti imprevedibili ma facilmente immaginabili, date le minacce del nuovo Soviet e la contrapposizione della Nato e degli States. E’ il dilemma angosciante di questi giorni perchè in ballo c’è il futuro dell’umanità. L’orizzonte appare sempre più cupo e dai contorni indefiniti, infatti il sogno del secolo scorso ” mai più la guerra” è stato declassato a vero incubo. La guerra in Ucraina ha risvegliato il mondo dal torpore routinario della diplomazia, rinfuocando la conflittualità, mai sopita, legata alle mire espansionistiche di USA e Russia. Da lì è ripartita l’escalation tra le due superpotenze che subdolamente si fronteggiavano già dal 2014 ed è proprio per questo conflitto, per le fonti energetiche, che l’Europa è andata incontro a fibrillazione. In questo folle mondo dedito alla guerra, l’industria bellica ha ripreso a fare profitti, sottraendo investimenti alimentari e vitali per le popolazioni più povere, mentre la stessa economia europea sempre più in ambasce viene schiacciata dall’ingombrante alleato a stelle e a strisce. Del resto non una parola concreta di pace è stata spesa dalla comunità internazionale, se non dal Pontefice di Roma che più volte ha rimarcato la necessità di un negoziato. Parlare di pace per i signori della guerra e per i produttori di armi è solo un’eresia. Così alle armi si risponde con le armi nel silenzio assordante dei leader europei che assistono pavidi alle atrocità della guerra. A nessuno sembrano interessare le migliaia di morti, intere generazioni cancellate, immolate sull’altare della stoltezza umana. “Spes ultima dea est” dicevano i Latini ( la speranza è l’ulima Dea). Infatti non ci resta che sperare nel rinsavimento di chi detiene i cordoni della borsa e i bottoni della sopravvivenza umana. Del resto come diceva Gino Strada “la guerra la vogliono i potenti e i ricchi, mentre a pagare sono sempre i figli del popolo”.

Dott. Paolo Caruso

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