Postato in data 22 Luglio 2019 Da In Spettacoli

UN “VIAGGIO” NEL VIAGGIO di Paola Stella

Pomeriggio di una torrida giornata di luglio, in un aeroporto del Nord Italia in attesa dell’imbarco per la Sicilia.
Come sempre mi diverto a osservare i vari tipi umani e a immaginare le loro vite dal loro aspetto, da come si muovono, da come parlano.

A un certo punto scompare dal display il mio volo… anzi… scompaiono le indicazioni di tutti i voli previsti per quel giorno. Si accavallano delle voci – Ma che succede? Perché non si vedono più gli orari delle partenze? – Si forma un crocchio di persone sempre più grande vicino al display tutto nero. Incomincia a serpeggiare una certa ansia fra i presenti. Nel frattempo le sale d’attesa diventano stracolme, le panchette insufficienti, e diversi passeggeri decidono di sedersi per terra.

Dopo un certo tempo, qualcuno si decide a fornire una prima informazione: da un altoparlante una voce fredda e asettica comunica che la pista è inagibile (il calore eccessivo ha rovinato l’asfalto) e che per il momento tutti i voli sono cancellati. E’ in questo frammento di tempo che si evidenziano le varie personalità del genere umano: c’è chi si fa prendere dal panico, chi si arrabbia e impreca, chi rimane imperturbabile, chi ne approfitta per vedere i negozi che non aveva potuto visitare prima, chi si mette a giocare a carte, seduto per terra, con altri ragazzi trovati lì per caso. I bambini poi… per i bambini è una festa, si organizzano a bande e incominciano a scorrazzare in lungo e in largo.

Il tempo si ferma per centinaia di persone, ognuna con la propria storia, ma tutte accomunate da uno stesso destino: tutti bloccati, intrappolati, costretti a fermarsi. Non resta che aspettare. Qualcuno deciderà per tutti. Rassegnata a quella nuova attesa imprevista, penso di concentrarmi sui miei immancabili cruciverba in bianco, che sono di grande aiuto soprattutto in certe situazioni di tensione. Poi, invece, scelgo di sfruttare la possibilità di “studiare” la tipologia umana che il caso ha riunito lì, in quel dato giorno e in quelle ore.

Intanto s’incominciano a tessere rapporti amichevoli con i vicini di sventura, si scambiano opinioni, si individuano sguardi, si crea una corrente empatica fra persone assolutamente estranee. Si sentono frasi come queste – Come farò ora ad essere presente alla festa di compleanno di mio figlio? – Oppure – Mio padre è gravissimo, chissà se arriverò in tempo… – Qualcun altro dice – Io avevo una cena di lavoro importante – Un altro ancora – Perderò l’ultima coincidenza per raggiungere il mio paese – Insomma, emergono tanti disagi.

Fra l’altro, tutti i negozi, anche i bar, chiudono e l’acqua scarseggia. Dopo ore di attesa ci viene comunicato che tutti quelli in partenza per Catania saremo trasferiti in un albergo e potremo ripartire il giorno successivo. Altri verranno trasferiti in aeroporti vicini e altri ancora potranno partire subito per le loro destinazioni. Ora la cerchia si è ristretta a quelli in partenza per la Sicilia. Ci dicono di prendere un certo autobus che ci porta in un albergo. Qui, per fortuna, siamo accolti amabilmente, nonostante sia già notte fonda, con acqua, succhi di frutta, pizzette, macedonia… Sembra quasi una sorta di festa improvvisata.

Si familiarizza ancora di più. Ora gli animi sono più distesi e i corpi ristorati. Nelle camere troviamo tutti i confort, comprese le ciabattine! Si dorme qualche oretta e ci si ritrova la mattina prestissimo per la colazione. Tutti ci salutiamo allegramente. I volti ora sono decisamente familiari. Inevitabilmente quella circostanza di disagio ha creato un certo legame fra noi.
Poi… si parte…

Devo dire che, al di là del fastidio oggettivo e dell’inevitabile stanchezza, questo contrattempo si è trasformato in una rara opportunità di conoscenza della natura umana, che mi ha molto arricchita. Conserverò volti, parole, frammenti di vite, che per un momento si sono intrecciate con la mia, e ancora molti sguardi, soprattutto di bimbi in braccio ai genitori, stanchi, insonnoliti, infastiditi, che però quando m’intercettavano si fermavano a guardare le mie faccette buffe… i giochini con le mani… e mi rispondevano con magnifici sorrisi.
Insomma… un viaggio nei luoghi dell’animo umano.

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