Pippo Suffanti

Postato in data 6 Settembre 2016 Da In Leditoriale

SI PUÒ FARE DI PIÙ

Dopo l’ultimo dolore italiano nel Centro Italia a cui il nostro giornale è vicino, vissuto con oltre duecento novanta morti e altrettanto feriti, ancora una volta dobbiamo registrare il grande cuore ed il grande coraggio della nostra comunità, sempre pronta ed attenta ai bisogni e alle urgenze alle quali madre natura ci sottopone.

Ma forse tutto questo non basta, se i recenti (si fa per dire) terremoti del Friuli, del Belice, dell’Irpinia, dell’Aquila e di quest’ultimo hanno avuto i danni e i morti che ancora oggi continuiamo a piangere, è chiaro che più di qualcosa non funziona.

Ogni post evento drammatico è sempre lo stesso. Le domande che ci facciamo sono sempre uguali a quelle di anni fa. Si poteva fare di più? Si poteva fare meglio? Si poteva prevenire? Si poteva……si poteva……

Le calamità naturali, lo sappiamo sono imprevedibili, ma l’organizzazione per alleviare il dolore delle tragedie può essere sempre migliorata.

Un ruolo importante ha avuto sempre, ora e nel passato, il volontariato grazie al quale molti danni sono stati alleviati ed evitati.

Ma non possiamo confidare solo sull’impegno civile e umano di persone che si attivano spontaneamente nei territori dove si verificano alluvioni, disastri e crolli.

Ormai conosciamo benissimo il nostro territorio e le probabilità che eventi catastrofici possono verificarsi sono stati indicati, più e più volte, dagli esperti del settore.

Da questa conoscenza bisogna partire per un serio programma di prevenzione e messa in sicurezza delle zone più a rischio.

La protezione civile, il volontariato, i vigili del fuoco, i militari, hanno migliorato nel tempo l’azione sinergica nei loro interventi.

Ma non basta! Occorre la massima vigilanza sulle concessioni edilizie, pubbliche e private, sull’educazione al comportamento dei cittadini nei momenti topici di qualsiasi evento, pensare con la testa e non con il portafoglio per costruire case, ponti, strutture, e vie di comunicazioni.

Come sempre, dietro a questi drammi spunta puntualmente la corruzione, il pressapochismo e la superficialità.

Nei miei ricordi di malcostume e incoscienza,  si è fatta strada in maniera imperterrita, la cultura della perversione connessa al facile guadagno. Pochi hanno pagato seriamente per i danni commessi.

Calato il polverone, tutto è ricominciato come prima. Ma nell’ottica del bene comune mi chiedo: chi è più colpevole? chi ha rubato, o chi non ha mai attivato una seria politica di prevenzione?

Senza andare lontano, desidero parlare del territorio che conosco.

Analizzando la situazione della città di Ragusa e dintorni, penso che qualche riflessione vada fatta.

Siamo l’unica città di provincia collegata al resto del mondo, soltanto con una “strada camionabile” – la 514 per intenderci – la quale, in caso di urgenti interventi dall’esterno, si troverebbe intasata da automezzi in entrata e migliaia di mezzi in uscita.

Vogliamo immaginare cosa succederebbe in un budello camionabile, rispetto all’urgenza dell’intervento alle popolazioni interessate?

Poi qualcuno parlerebbe di prevenzione, o di altro. La realtà però è questa e, come in ogni cosa, al di là delle parole ci vogliono i fatti.

Riflettiamoci!

Giuseppe Suffanti

Etichette:

Relativo a