Postato in data 12 Giugno 2020 Da In Società

L’INDIVIDUAZIONE DI UN OSPEDALE COVID IN PROVINCIA DI RAGUSA PRESCINDE DALLE LOGICHE CAMPANILISTICHE

 Articolo Uno interviene nella vicenda dell’individuazione dell’ospedale Covid-19 ricaduta sul presidio ospedaliero “Maria Paternò Arezzo”, sottolineando che le scelte di programmazione sanitaria devono avvenire senza logiche o spinte municipalistiche.

La tutela della salute non ha confini “amministrativi”.

L’esperienza della pandemia ha messo in luce il fatto che è necessario avere un ospedale Covid sempre pronto ad accogliere le future emergenze.

Un ospedale Covid, tuttavia, non deve sottrarre,  alla normale attività ospedaliera ordinaria,  spazi, tempi, posti letto, uso di attrezzature, servizi e risorse umane per garantire la necessaria assistenza, come,   purtroppo,  è accaduto durante la pandemia.

 

Il Maria Paternò Arezzo, per il fatto di essere stato in gran parte “svuotato” di alcuni reparti, perché trasferiti nel nuovo ospedale Giovanni paolo II, e di essere, nel contempo, organizzato un presidio ospedaliero “attivo” ha le caratteristiche idonee per essere organizzato come ospedale Covid senza sottrarre posti letto, attività sanitarie ordinarie ai presidi di riferimento: di Maggiore di Modica, al Giovanni Paolo  II di Ragusa e al  Guzzardi di Vittoria.

 

Infatti, anche il  piano di riordino della Rete ospedaliera, pur con alcune scelte fortemente,  criticabili, tuttavia,  ha organizzato,   la Rete guardando all’intero territorio assegnando Unità Operative specialistiche uniche per tutta la provincia senza tenere conto dei  confini amministrativi dei singoli comuni.    

La polemica non aiuta anche se l’Assessore alla Salute della Regione Siciliana, farebbe bene,  ogni qualvolta si accinge ad assumere decisioni importanti che riguardano i territori dovrebbe  ascoltare i sindaci attraverso uno strumento  che è sancito dalla legge: La Conferenza dei Sindaci.

di Redazione

 

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