Postato in data 19 Giugno 2017 Da In Medicina

INCONTRO DI PNEUMOLOGIA AL TEATRO DONNAFUGATA DI RAGUSA IBLA

Intervista al Dr. Iodice sul tema “Bioetica delle decisioni sul fine vita”

Numerosa partecipazione di eccelsi professionisti specialisti provenienti da tutta Italia, per l’Incontro di Pneumologia, organizzato dal Responsabile Scientifico, Enzo Cannata, Responsabile del Servizio di Pneumologia Unità Polivalente, ASP di Ragusa. Nelle due giornate dedicate all’Incontro, 16 e 17 giugno, presso il teatro Donnafugata di Ragusa Ibla, si sono alternati specialisti che hanno sottolineato nelle loro relazioni l’opportunità di riflessione nell’ambito delle patologie respiratorie, in particolare una lente d’ingrandimento sulla BPCO, Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. Alla luce dei cambiamenti sostanziali dei percorsi terapeutici della BPCO, uno degli obbiettivi principali dell’evento è stato quello di far comprendere l’importanza della sinergia tra la medicina del territorio e i medici specialisti. Nella giornata di venerdì, si è tenuta anche una tavola rotonda con gli esponenti dell’Azienda Sanitaria sulla medicina territoriale, che ha visto alternarsi il Dr. Maurizio Aricò, Dott.ssa Concetta Distefano, Dott.ssa Angela Militello e Dr. Giuseppe Drago.

“Soddisfatti per l’esito delle due giornate di aggiornamento pneuomologico, – spiega il Responsabile Scientifico Dr. Cannata -, un incontro così come evidenzia il titolo dell’evento riguarda appunto la pneumologia, una branca ampia e molto presente in tante patologie. Quest’ anno ho voluto soffermarmi principalmente sulle patologie più comuni che riguardano l’ambulatorio, in particolare le Bpco, in relazione con le linee giuda e le nuove impostazioni terapeutiche che hanno creato un bagaglio di farmaci più completi facendoci compiere un passo avanti notevole.

Un altro argomento affrontato è stato quello sulla patologia, subdola, delle alterazioni del respiro durante la notte, ossia le apnee notturne. Una situazione complessa che ho voluto condividere con gli esperti nostri vicini di casa. Hanno relazionato infatti tra i tanti il presidente della federazione italiana dei geriatri, Fimeg, dr. Francesco Saverio Caserta, che opera in ambito napoletano, il quale ci ha fatto avere dei dati significativi che sono ripercorribili nella nostra realtà ragusana. La seconda relazione del prof. Caserta ha riguardato la patologia dei disturbi cognitivi che porta alle conclusioni di diagnosi tempestiva e precoce. Nel nostro territorio noi medici ci stiamo operando in questo senso, ma ancora c’è molto da fare per ciò che riguarda le assistenze dei pazienti a domicilio”. Importante e attualissimo il tema toccato dal Prof. Francesco Iodice già Direttore U.O.s.c. di Fisiopatologia Respiratoria ed Emodinamica Polmonare, Ospedale Cardarelli di Napoli e scrittore (scrive anche nella rivista “Pneumorama”), che ha concesso un’intervista alla sottoscritta:

  • Cosa si intende per “CURE DI FINE VITA”? – “E’ un problema che angoscia il medico da tanti anni. Per fine vita dobbiamo intendere una malattia cronica o acuta che mette in pericolo la vita del paziente a breve termine. La criticità sta nel stabilire se questo fine vita è reale o il paziente potrebbe esser recuperato”.
  • I termini “eutanasia”, “accanimento terapeutico”, “cure palliative”, “desistenza terapeutica”, “hospice”, “cure domiciliari”, “testamento biologico”, sono sinonimi? – No, non sono sinonimi. Questi termini sono legati da un problema importantissimo: manca una legge adatta, anche se la “legge sul biotestamento” è stata approvata dalla camera ad aprile, e sarà convalidata dal senato a luglio. Ma questa legge è al centro di contrapposizioni tra laici e cattolici, tra chi ritiene che si è padroni della propria vita e chi ritiene che della propria vita non si possa disporre. E questo porta il ritardo della approvazione della legge. L’ “eutanasia” è una morte del paziente aiutata dal medico. Quest’azione ha scatenato altre discussioni, come quelle dei cattolici e del Mons. Ruini. “Hospice” invece è una specie di ospedale dove non significa che il malato deve morire, perché in realtà può riprendersi e essere reintegrato nelle cure, oppure andare a morire a casa sua.
  • Il “testamento biologico” è stato approvato nel senso che finché il malato è capace di intendere e di volere, può dettare su un documento registrato legalmente o in un video, le proprie volontà, con la postilla che, qualora perdesse le integrità mentali, delega una persona che lo rappresenti. Il medico si po’ rifiutare a questa scelta e in questo caso, ad esempio la casa di cura, è tenuta a contattare un altro medico ad operare. La “desistenza terapeutica” invece è un atto passivo, la terza via, cioè si può assistere un malato desistendo e accompagnando, anche con l’ausilio dei familiari, tra i quali si individua un fornitore di cura, oppure un infermiere specializzato. In questo caso l’ammalato viene accompagnato; se il medico ritiene che un farmaco non sia efficace, può desistere. Le “cure palliative” sono quelle che vengono messe in atto, per i malati terminali, quando la prognosi è infausta e vengono attuate quando e se una diagnosi di fine vita è stata fatta correttamente. Ritengo che sia fondamentale la “dignità” del malato. E’ significativo il racconto “La morte di Ivan Ilic”, dove l’autore,  Tolstoj, ci ha voluto far vedere la solitudine del malato e l’ allontanamento degli stessi familiari”.
  • “Quali sono le sue considerazioni conclusive e quale deve essere secondo Lei la ricerca futura”? – “Occorre una legislazione adatta ai bisogni del popolo. Serve più che altro un’idea affinché l’approccio al malato sia migliore e più umano”.  

Lara Dimartino

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