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Postato in data 3 Dicembre 2016 Da In Fatti

I REGALI DI NATALE

Lucia se ne stava seduta in soggiorno assorta in spiacevoli considerazioni. Natale era vicino, ma quest’anno non l’avrebbe trascorso in compagnia dei suoi figli. Gabriele, che studiava all’Università, si era fratturato una gamba ed era stato ospitato dai genitori della sua ragazza, quindi non era in grado di viaggiare, mentre Massimo lavorava in Inghilterra in un ristorante e in quel periodo non poteva assentarsi.

Lei e suo marito Giuseppe avrebbero passato il loro primo Natale senza i loro amati figlioli. Avrebbe potuto organizzare una festa con i parenti, ma erano tutti anziani e malconci di salute, non se la sentiva di sostenere da sola il peso e la fatica di una tavolata natalizia a casa sua.

E poi non aveva lo spirito per farlo, non aveva voglia di far nulla.

Questa triste stanchezza, questa mancanza di energia la prendeva ogni giorno di più. Anche Giuseppe c’era rimasto male alla notizia che avrebbero trascorso il Natale da soli, ma poi ci aveva riso sopra  esclamando: “Noi due stiamo bene anche da soli.  I nostri figli saranno in compagnia di sicuro , vuol dire che  ci rifaremo il prossimo anno!”

Un bacio e una carezza e se n’era tornato al suo ufficio, lasciandola per nulla consolata e sempre più afflitta.

Però doveva reagire. In fondo è Natale tutti i giorni per chi ha voglia di dare e ricevere amore. Si trattava solo di un rito, di una consuetudine, null’altro che questo.

Così le venne l’idea che avrebbe dovuto fare qualcosa di concreto e di insolito per prendere speciale e indimenticabile  questa “monca” ricorrenza natalizia.

E cosa c’era di meglio che fare un bel dono a suo marito? Da anni si scambiavano oggetti simbolici e senza valore, destinando le somme consistenti solamente ai regali per i loro giovanotti.

Non navigavano nell’oro, lei non lavorava e l’unico stipendio che entrava a casa lo portava  Giuseppe con il suo lavoro di assicuratore. Avevano fatto molti sacrifici e affrontato tante privazioni pur di far studiare i ragazzi e pensare al loro futuro.

Ma forse adesso era venuto il momento di pensare un po’ anche a loro stessi, e lei scelse di farlo per prima nei confronti di  un uomo onesto e affettuoso che l’aveva trattata sempre come una principessa.

Questo Natale finalmente gli avrebbe fatto il regalo che si meritava. Ma doveva essere qualcosa di importante e inatteso, qualcosa in grado di colpirlo e stupirlo. Tuttavia prima c’erano due problemi da risolvere: il primo,  scegliere cosa comprare, il secondo, trovare i soldi per pagare  il regalo.

Decise di cominciare a risolvere il secondo: trovare il denaro necessario all’acquisto. Andò a contare i risparmi che teneva nascosti in casa per le emergenze, ma si trattava di una somma esigua con la quale avrebbe potuto comprare il solito regalino insignificante.

Saltò al secondo problema: scegliere il tipo di dono. Dopo aver fatto un elenco delle cose che piacevano a Giuseppe e che avrebbe voluto possedere, constatò che non ce n’era una che fosse all’altezza del suo progetto.

Casualmente, rovistando nei cassetti, trovò un orologio d’oro riposto dentro un contenitore di velluto. Era un oggetto che il marito custodiva gelosamente perché era un ricordo del padre, ma non lo metteva più dato che aveva il cinturino di pelle ormai  logoro e smunto e non si decideva a sostituirlo.

E se gli avesse comprato lei una bella cinghietta? Ma doveva essere tutta d’oro come l’orologio.

Si complimentò con se stessa per la trovata che sarebbe di certo stata gradita, ma con quali soldi avrebbe potuto comprare un cinturino d’oro?

Anche stavolta l’idea arrivò subito e senza dover troppo scervellarsi. Speditamente raggiunse un posto segreto dove nascondeva le sue poche gioie e prelevò una spilla-ciondolo di brillantini e smeraldi  che Giuseppe le aveva regalato il primo anniversario del loro matrimonio.

Non avevano ancora figli allora e potevano permettersi qualche bel regalo, regalo che era stato pagato con un consistente contributo da parte dei suoi suoceri. L’aveva indossata solo poche volte, nonostante il marito, fiero di quel prezioso pensiero, l’avesse sollecitata a dargli la soddisfazione di vederla indossata più spesso.

Forse era venuto il momento che quel bijieu facesse il suo “dovere”, restituendo al donatore quanto lo stesso aveva investito in un oggetto tenuto sempre nascosto e mai goduto del tutto.

Si recò presso un gioielliere di fiducia, si fece valutare il gioiello, e scelse un cinturino d’oro il cui prezzo era congruo al valore della spilla; in quattro e quattr’otto concordarono l’affare.

Lucia tornò a casa felice stringendo fra le mani il suo pacchettino, ed ebbe cura di nasconderlo per bene.

Arrivò il giorno della vigilia di Natale. I giorni erano passati velocemente e la donna non vedeva l’ora di consegnare il suo regalo a Giuseppe, immaginando quanto gli avrebbe fatto piacere. Non gli avrebbe detto che aveva venduto la spilla, non la indossava da più di dieci anni, probabilmente lui se n’era persino dimenticato. Magari lo avrebbe fatto più avanti, se fosse stato il caso.

Apparecchiò la tavola con la tovaglia della festa e il servizio buono, vi pose delle candele e la imbandì  con tanto ben di dio in attesa dell’arrivo del marito che era uscito per gli ultimi acquisti.

Tornò con un sacchettino colorato e le comunicò che le aveva comprato un bel regalo.

-Anch’io ho un regalo per te!- risposte raggiante – A mezzanotte ce li scambiamo!

Si misero a ridere come due scolaretti, sorpresi del fatto che, anche senza i loro figli, riuscivano ad avvertire la gioia strana e intensa che mette nei cuori degli uomini questa magica festività.

Mangiarono con gusto e chiacchierarono lieti e sereni, con il sottofondo sonoro del televisore dal quale provenivano delle musiche natalizie che creavano proprio una bella atmosfera.

Decisero di andare in chiesa a vedere la Messa di mezzanotte, ma non prima di essersi scambiati i loro misteriosi regali. Dopo il brindisi, li scartarono trepidanti e curiosi.

Il primo a compiere l’operazione fu Giuseppe che restò di stucco quando si trovò tra le mani il cinturino d’oro.

-Non è bellissimo?- chiese Lucia constatando che l’espressione del viso del marito non era proprio come quella che aveva immaginato – Potrai finalmente sostituire il vecchio cinturino all’orologio di tuo padre e fare un figurone.

– Dove hai trovato i soldi per questo regalo? Ti sarà costato un occhio!- imprecò Giuseppe.

– Avevo qualcosa da parte – lo rassicurò mentendo la moglie- E poi è stata un’occasione.

Nel frattempo, Lucia tirò fuori dallo scatola una catenina d’oro bianco e anche lei rimase folgorata.

-Una catenina per me? Che bel pensiero, ma non dovevi… –  farfugliò Lucia constatando che anche Giuseppe aveva avuto un’idea simile alla sua.

– Già- rispose laconico il marito- ma almeno potrai finalmente appendere come un ciondolo la mia spilla a questa catenina, così  finalmente la indosserai! Io purtroppo non potrò usare il tuo cinturino, dovrai riportarlo indietro.

– Perché? – domandò Lucia basita- Non ti piace?

– Certo che mi piace. Ma non ho più l’orologio.  Ho fatto una pazzia. Per comprarti la catenina, l’ho venduto. Ma poco male, oramai era fuori moda…

Commossa, la donna si mise a singhiozzare senza riuscire ad aggiungere altro, mentre l’uomo la guardava stranito.

Pensava al dolore che avrebbe procurato al marito quando gli avrebbe detto che neppure lei aveva più un ciondolo da appendere a quella catenina. Avevano comprato due oggetti che non servivano a nulla, solo a farli star male.

Eppure, appena si calmò, trovò il coraggio di confessargli ogni cosa per togliersi un peso di dosso.  Attese la sua reazione,  preparata a tutto, anche a una meritata sfuriata.

Invece inaspettatamente Giuseppe l’abbracciò, sussurrandole parole dolcissime che non capiva bene, tanto era sconvolta.

Ad un tratto sentirono il suono delle campane e si avvicinarono alla finestra stretti l’uno all’altra. Fuori le luci del giardino lampeggiavano e la neve scendeva a fiocchi silenziosa.

Sembrava un’immagine da cartolina, un sogno ad occhi aperti. Rimasero avvinti a guardare senza parlare ricordando la venuta del bambinello divino nel mondo, la loro vita insieme e i figli lontani che avrebbero chiamato di lì a poco per augurar loro “Buon Natale” .

Come in estasi, si dimenticarono dei loro regali inutili  rimasti poggiati sul tavolo e che luccicavano  tremolanti al bagliore delle candele accese.

Angela Di Salvo

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